LA GALERA NON È PER I POTENTI

È una questione delicatissima e di grande rilevanza istituzionale: se il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, abbia agito contro i suoi doveri, per amicizia o per interessi personali o famigliari. Ci sono interi partiti che sostengono di sì: Sinistra Ecologia e Libertà, il Movimento di Grillo, la Lega. Chiedono che il ministro si dimetta. Altri sono più cauti: il ministro chiarisca. Altri ancora lo difendono: ha fatto bene. Stare alle dichiarazioni dei partiti o alle tesi dei giornali è sbagliato. Ci sono i documenti. Di prima mano. Stiamo a quelli. I documenti sono le intercettazioni di telefonate tra il Ministro Annamaria Cancellieri e la compagna di Salvatore Ligresti. Salvatore Ligresti, 81 anni, è il presidente onorario della Fondiaria-Sai, società di assicurazioni, ed è sotto inchiesta insieme con i figli e alcuni ex-manager. S’indaga su un presunto buco di 538 milioni nella riserva per i sinistri. Il reato ipotizzato è ritenuto talmente grave che i Ligresti vengono arrestati e portati in carcere. Il vecchio Salvatore no, lui finisce ai domiciliari per questione di età, ma una figlia va in carcere a Torino, un’altra figlia a Vercelli (è questa che fa nascere il caso, si chiama Giulia), un figlio sfugge perché è in Svizzera. Giulia ha crisi di rigetto verso la prigione, vomita, non dorme, rifiuta il cibo. Famiglia e avvocati fanno di tutto per tirarla fuori. E qui dobbiamo spezzettare la vicenda, perché ogni pezzetto ha i suoi punti discutibili. Primo: i parenti prendono il telefono e chiamano il ministro. Secondo: il ministro risponde. Terzo: i parenti si lamentano di come funziona la giustizia. Quarto: il ministro accusa anche lui la giustizia, e dice più volte: «Non è giusto, non è giusto, non è giusto». Ripeto: lui, anzi lei, è il ministro della Giustizia. Quinto: il parente chiede, per la verità con molta dignità, se si può fare qualcosa, e il ministro promette: «Conta su di me».

A questo punto i nemici del governo, le opposizioni, e i giornali schierati contro le Larghe Intese, gridano allo scandalo: il ministro è corrotto, va contro le leggi, tira fuori di carcere i figli degli amici. Obiettivamente, questo non risulta. Giulia Ligresti in carcere sta malissimo, il carcere la fa morire. Che si faccia qualcosa per lei è umano ed è legittimo. Semmai, disumano e illegittimo è che non si faccia altrettanto per tutti coloro che stanno altrettanto male. La richiesta di uscire dal carcere e andare agli arresti domiciliari, per Giulia, viene bocciata una prima volta dal pm (e si capisce: aveva un fratello scappato in Svizzera, niente di più facile che scappasse anche lei), e allora qualsiasi promessa d’intervento del ministro era contraria alla legge. Ma la domanda di scarcerazione era poi stata ripresentata, e un nuovo pm l’aveva approvata, e questo prima della telefonata tra la compagna di Ligresti e il ministro Cancellieri. E dunque non si può accusare il ministro di aver fatto qualche illegalità. Il ministro assicura che chiarirà tutto in Parlamento. Sono convinto che è in grado di farlo. Gli si chiede di portare altri esempi di casi in cui è intervenuto per altri carcerati in sofferenza. Sono convinto che è in grado di fare anche questo.

E tuttavia se i dati restano quelli che ora sembrano, il comportamento del ministro è tutt’altro che irreprensibile. Per tanti motivi. Primo: come mai ci sono cittadini indagati o incarcerati che possono chiamarlo sul cellulare, e supplicarlo d’intervenire? Io potrei? Voi potreste? E allora? Secondo: perché mai il ministro risponde personalmente sul cellulare ai parenti di indagati e arrestati? Non c’è una via gerarchica, impersonale, per queste richieste? Terzo: che i condannati-arrestati dicano che la sentenza è ingiusta è umano, ma può dirlo il ministro della Giustizia? Infine: se il ministro della Giustizia, chiamato dai parenti di arrestati che gli chiedono aiuto, rispondesse: «Vedrò cosa posso fare», non sarebbe deontologico ma sarebbe umano, ma può dire: «Contate su di me»?

Annamaria Cancellieri è donna di alta cultura e di assoluta integrità, mi chiedo da dove nasca tutta questa oscura vicenda. Tento una risposta, però non la vedo seguìta dai giornali, perciò la presento come astratta ipotesi. Il ministro Cancellieri ha un figlio, questo figlio lavorava presso i Ligresti, dopo un anno se n’è andato, e la figlia dei Ligresti, quella che sta male in carcere, intercettata al telefono con un’amica, dice che «ha avuto una buonuscita di tre milioni di euro per un anno», eppure «ha distrutto tutto», e lo definisce “un idiota”. Qui si apre il problema dei problemi. Quel compenso in azienda «l’han votato all’unanimità», si dispera Giulia. Cosa volevano comprare, pagando quei tre milioni di euro? Un appoggio? Non è che ora, chiedendo aiuto, passano all’incasso? Se le cose stessero così, la Cancellieri non avrebbe colpa. Ma è stata ingenua. E un ministro non si può permettere di essere ingenuo. L’ingenuità è un lusso. L’unico lusso che possiamo permetterci noi, povera gente comune.

 

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