ABRUZZO

La lavastoviglie ha 131 anni ma non li dimostra 

Cresce anche in Abruzzo la spesa per gli elettrodomestici. Ecco una storia degli oggetti più comuni che abbiamo in casa. L’idea venne a una signora americana. E fu subito un successo

PESCARA . La lavastoviglie compie 131 anni. Un anniversario importante per uno strumento che ha affrancato milioni e milioni di donne, per lo più, dall’ingrato compito quotidiano di insaponare, strofinare, risciacquare, asciugare pentole, posate e bicchieri e che ha sostituito, nell’immaginario collettivo, quella bacchetta magica con cui solerti fatine si sbarazzavano in un secondo di pile e pile di stoviglie. Per questo nell’atto di schiacciare il pulsante “on” dovremmo rivolgere un pensiero grato a chi, più di un secolo fa, ha avuto la felice intuizione di creare una macchina rivoluzionaria per quei tempi, capace di sostituire massaie e camerieri.

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Casalinghe disperate. Un’idea venuta in mente non ad una “casalinga disperata”, stanca di dover immergere le mani nel lavello, ma a una ricca signora che non aveva alcun bisogno di lavare neppure una tazzina da caffè, per il semplice fatto di avere a disposizione uno stuolo di servitori ai suoi ordini. Stiamo parlando di Josephine Cochran, donna facoltosa, ben inserita nella buona società e che amava organizzare molte cene nella sua lussuosa casa di Shelbyville, in Illinois, ma anche stanca di vedere andare in frantumi le sue preziose porcellane.
Narrano le cronache del tempo, infatti, che a fine dicembre del 1886, dopo vari party natalizi, Cochran decise di imprimere una svolta al menage domestico realizzando una macchina in grado di lavare più velocemente le stoviglie senza scheggiarle come talvolta faceva la servitù. Così nacque il primo, rudimentale modello di lavastoviglie, ben lontano dai gioielli tecnologici che oggi campeggiano nelle nostre cucine. Ma quell’idea si rivelò senza dubbio rivoluzionaria.
Una questione di fama. La leggenda vuole che la ricca signora desiderasse ardentemente la notorietà. E quella fu la strada che scelse per coronare il suo sogno: «Se nessuno lo farà, lo farò io stessa», si dice abbia esclamato annunciando l’intenzione di voler entrare nella schiera degli inventori.
Per cominciare, dunque, Cochrane prese con cura le misure di ogni pezzo del suo servizio: piatti fondi, piani, piattini da frutta, tazze e tazzine, ciotole e bicchieri. Per ogni tipo di stoviglia progettò un compartimento, in sostanza una gabbia orizzontale rotonda. Il passo successivo fu il disegno del boiler di rame che potesse contenere tutti i compartimenti e al tempo stesso ruotare. Infine, pensò al motore, azionato manualmente, per spruzzare sui piatti sporchi dal rubinetto della cucina prima acqua calda saponata e poi acqua calda senza sapone per il risciacquo. Finito il ciclo di lavaggio si poteva estrarre il contenitore dal boiler per far asciugare le stoviglie. E la macchina era pronta per ripetere l’operazione, però con un altro compartimento riempito da altri pezzi del servizio. A onor del vero la primogenitura di questo prototipo di lavastoviglie è da attribuirsi, 36 anni prima, a tal Joel Houghton che però lo aveva realizzato in legno e non aveva funzionato.
Macchina magica. Le amiche perciò rimasero impressionate dalla macchina “magica” creata da Josephine, tanto che la ribattezzarono “lavastoviglie Cochrane”. E cominciarono a fioccare gli ordini da alberghi e ristoranti dell’Illinois, mentre nelle case le donne continuavano ad arrossarsi le mani. Ma non era che l’inizio della lunga strada che la lavastoviglie avrebbe percorso nei decenni successivi. Cochrane brevettò la sua lavastoviglie che entrò così in produzione. La sua prodigiosa macchina sbaragliò la concorrenza alla Fiera di Chicago del 1893, surclassando i più famosi inventori di altri Paesi, soprattutto quelli provenienti da Parigi, e vincendo il primo premio.
Bisogna attendere però il 1924 per veder entrare in scena la vera progenitrice della lavastoviglie moderna, quando William Howard Livens realizza un elettrodomestico che ha la maggior parte degli elementi che ancora oggi fanno funzionare una lavastoviglie: una porta frontale per il carico, una rastrelliera e un irroratore rotante. Nel 1940 viene anche un sistema di asciugatura. Dal 1970 le lavastoviglie iniziano a diventare un oggetto comune nelle residenze domestiche in Nord America e in Europa occidentale.
Il progressivo investimento nelle tecnologie porta, prima della metà degli anni Cinquanta, a macchine completamente automatizzate in grado di eseguire tutte le fasi del lavaggio. Nasce la lavastoviglie moderna che a partire dal decennio successivo vedrà un’evoluzione del design accanto a quella prettamente tecnica.
Risparmio energetico. Dagli anni Ottanta ad oggi cambia poco sotto il profilo tecnico. Le maggiori novità, invece, riguardano il risparmio energetico, l’elettronica di controllo, la gestione dello spazio interno della lavastoviglie e l’ergonomia del prodotto, lo studio cioè delle soluzioni migliori con cui ottenere contemporaneamente il benessere dei lavoratori e il massimo di produzione. E se è vero che tra i grandi elettrodomestici (lavastoviglie, frigorifero e lavatrice) la lavastoviglie rimane sicuramente il fanalino di coda a livello di diffusione, in quanto considerata da molti non indispensabile, è altrettanto vero, come ha scritto il Sole 24Ore, che gli incentivi all’acquisto degli elettrodomestici hanno fatto salire le vendite: tra gennaio e giugno 2016, infatti, dicono le statistiche, le vendite di grandi elettrodomestici hanno segnato una crescita del 3,6% in valore e del 2,9% in volume. A fare da traino soprattutto le asciugatrici con un balzo del +15,7% ma anche le lavastoviglie hanno registrato una stagione positiva con un aumento del 5,8% in volume. E sono proprio le lavastoviglie invece a trainare, sempre nei primi mesi del 2016, gli acquisti dei distributori con un +14,4%.