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12 Maggio 2013

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La prima notte d'estate, con l'aria incandescente e io sul dondolo a pensare a che viaggio meraviglioso sarebbe stata la vita. Più sinceramente credo che stessi pensando al gelato. La volta che i miei genitori mi portarono all'autoscronto ma siccome ero un bambino responsabile davo la precedenza. L'acqua del mare. Il sale sulle labbra. E il sole sfrontato che ti scalda il petto. Mia madre che mi fa cenno di uscire che erano passate sei ore e a vedermi ricordavo il mostro della laguna. Quando mi infilai le dita del naso ad un semaforo e guardando dal finestrino vedo un'altra bimba che si ripuliva con l'indice. Una gioia è sempre più forte se condivisa. Il mio primo cane. Si chiamava Asfidanken ed era un cocker spaniel. La mattina mi veniva a svegliare leccandomi il viso. Un giorno l'ho visto mentre con le zampe allargate si faceva la toeletta. Dal mattino seguente dormivo con la porta chiusa. Luna,una ragazza bionda che ho amato in segreto per tutta un'estate. Bionda, con gli occhi tutti blu che ridevano anche loro quando lei rideva. Tre mesi a guardarla, ogni giorno al mare. Andando al mare anche quando stavo male. Aspettando che accadesse dio solo sa cosa. Ora lo chiameremmo Voyeurismo. Al massimo mi sarei beccato una denuncia. Il mio pianoforte verticale su cui ho imparato ad ascoltare il mare. Ho sempre pensato gli oggetti ci sopravviveranno. Lo scorso mese un incendio lo ha fatto reso polvere. Beh, a prenderla bene, almeno il piano l'ho fottuto. Che forse in paradiso ci salgano pure i pianoforti. Quando un ricordo entra dalla finestra grazie ad un colpo di vento, e di solito accade in primavera questo colpo di vento e subito torni indietro nel tempo e sei di nuovo li, con Elena al mare e le stai dicendo che vuoi metterti con lei (che scoprirai solo più avanti la corretta dizione: ossia che tu vorresti metterti dentro di lei) e poi la baci e non sai come si bacia e le sue labbra anche sanno di sale ma di sicuro di una qualità migliore. Poi ti rialzi in camera con un gran male alla testa. La prossima volta che un ricordo entra dalla finestra, ricorda di non essere troppo vicino da prenderla in faccia. Il primo appuntamento con Laura. Bellissima Laura. L'hai desiderata per mesi. Chiacchiere, sguardi, un regalo anonimo lasciato nella cassetta della posta che per sbaglio lo ha intercettato il padre e l'ha fatta nera di schiaffi a Laura. Oh, Laura, bellissima Laura. Qui davanti ai miei occhi seduta di fianco a me, vicini tanto da sentire il calore del suo corpo, non abbastanza da poterla prendere e baciare. E lei che a metà cena ti confessa di essere lesbica. E tu che pensi dentro di te se almeno il conto lo si fa alla romana. I romanzi. Le storie. I racconti. Chi narra una filastrocca. I poeti, tutti. Quelli che amano qualcuno. Ma si, anche quelli che amano se stessi. Chi ha scritto di Moby Dick, e di una caccia più grande dell'uomo, che poi è la vita. L'inferno, il paradiso e si via, anche se è per codardi, il purgatorio. Cosa non ci si inventerebbe per non doversi dire che in fondo è tutta qua la vita. Che invecchiando anche i ricordi ci lasciano. E che la memoria di noi stessi potrebbe durare nient'altro che un'altra generazione. Ricordiamo difficilmente qualcuno che non abbiamo mai guardato negli occhi.

Tutte quelle parole che servono a levarci dall'impiccio.

Tutte le parole che smuovono organi, sangue e tempeste.

Tutte le parole che illudano l'orologio.

La vita va accompagnata sul burrone.

Viviamo meglio le cose da lontano.

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