Chiesto l’arresto per i 3 indagati che picchiarono Zappone prima dei colpi di taser

31 Luglio 2025

Il 30enne era stato pestato in strada Comunale Piana prima di morire. Ma il giudice respinge la misura: è necessario prima aspettare le conclusioni del medico legale

PESCARA. Dopo l’incriminazione dei fratelli Angelo e Paolo De Luca e di Daniele Giorgini (difesi dagli avvocati Gianluca Carlone, Melania Navelli e Marco D’Apote), accusati di omicidio preterintenzionale per la morte del povero Riccardo Zappone (avvenuta il 3 giugno scorso), vittima prima di un pestaggio da parte dei tre indagati e poi di un movimentato arresto, arriva per il terzetto sotto accusa anche la richiesta di misura cautelare avanzata dal pm Gennaro Varone. Ma il gip Mariacarla Sacco, dopo aver esaminato tutto il fascicolo e ogni dichiarazione testimoniale, ha deciso di rigettare la misura che «allo stato appare prematura». Secondo il giudice, prima di poter parlare di una misura cautelare occorre che il medico legale depositi le sue conclusioni per avere un quadro completo, magari da sottoporre a un esperto nominato dal giudice stesso nel corso di un incidente probatorio.

«La condotta degli indagati», scrive Sacco nel rigetto della misura, «è stata cristallizzata dalle plurime convergenti dichiarazioni dei testimoni oculari: affermazioni tutte da ritenersi credibili in quanto spontanee, dettagliate, univoche, ricche di dettagli e particolari, prive di alcun apparente intento calunniatorio, riscontrate dalle immagini dei documenti auditivi, visivi e informatici, che hanno oggettivizzato l’accaduto di talché la gravità indiziaria, necessita, per essere integrata nelle sue componenti materiale e psicologico, delle risultanze della consulenza medico-legale, soprattutto con riferimento alla causalità commissiva ed eventualmente omissiva. Quanto al profilo cautelare, allo stato difetta in modo assoluto il pericolo di inquinamento probatorio; difetta altresì il concreto e attuale pericolo di fuga e, quanto al pericolo di reiterazione dei reati della stessa specie difetta, allo stato, l’attualità e concretezza del pericolo di reiterazione anche nei confronti di Paolo De Luca, sorvegliato speciale, l’unico dei tre indagati a presentare precedenti per reati contro la persona commessi con violenza».

Insomma, per il gip i requisiti per poter concedere una misura cautelare, al momento, non sussistono. Il gip fa anche una attenta valutazione temporale di quanto accaduto quella mattina in via strada Comunale Piana davanti all’officina di Angelo De Luca a Riccardo Zappone, non tralasciando le modalità di arresto. «A parte il filmato dell’arresto, il quale non documenta chiaramente lo stato fisico della vittima, dopo 16 minuti, alle 11.18, abbiamo invece immagini completamente diverse del povero Zappone il quale viene trascinato fuori della volante della polizia, ammanettato, sorretto dagli operatori stessi, in evidente stato di malessere visibile ad occhio nudo e consacrato dalle visioni delle successive immagini che hanno ritratto lo Zappone all’interno della camera di sicurezza».

Secondo il giudice, quindi, è la consulenza medico legale che dovrà chiarire i fatti in modo «puntuale, articolato ed esaustivo, in termini di causalità commissiva (ed eventualmente omissiva) applicando i principi della scienza medica», per capire come un soggetto poteva essere apparentemente reattivo quando venne colpito dai tre indagati, e accertando anche «in che modo l’assunzione di sostanze stupefacenti (Zappone aveva assunto cocaina prima di scontrarsi con i De Luca ndr) incida sulla soglia del dolore, temporalizzando anche la durata dell’effetto della sostanza stupefacente consumata». Tutto dipenderà da quanto accerterà il medico legale: soltanto dopo si potrà ragionare di eventuali misure da adottare.

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