LA SFERZATA DI EATALY ALL’ABRUZZO

Il sottosegretario Giovanni Legnini, l’uomo che ha fortemente voluto la visita di Oscar Farinetti in Abruzzo, l’ha definito senza mezzi termini «il più geniale imprenditore del nostro Paese». E il creatore di Eataly, il tempio delle tipicità italiche presente ormai in mezzo mondo, non ha tradito le attese, fornendo una ricetta molto precisa per far decollare l’agroalimentare di questa regione.

La parola d’ordine è “biodiversità”, ovvero la fortuna di stare a cavallo tra due mari con i migliori venti del mondo. Da cui nascono prodotti straordinari: «Avete vini eccezionali, ma le Langhe da sole fatturano più dell’intero Abruzzo», ragiona Farinetti, «in più avete un grande olio extravergine di oliva, due formaggi pecorini da perdere la testa, una pasta conosciuta in tutto il mondo, un ottimo pesce, carni squisite e uno zafferano veramente unico».

Che cosa manca, allora? Manca quello che il signor Eataly definisce il retail, ovvero la capacità di andare in giro per il mondo a vendere tutto questo ben di Dio: «Le promozioni non servono», insiste Farinetti, «bisogna alzare il sedere e andare ovunque, come schegge, a raccontare quello che sappiamo fare. Il guaio è che siamo pigri e provinciali, passiamo il tempo a lamentarci perché imitano le nostre tipicità, invece di fare come i francesi, che con Carrefour e Auchan hanno vetrine in tutto il mondo per vendere la loro merce».

Il signor Eataly, uno che sicuramente ha fiuto, dice che annusa un’aria positiva: in giro c’è di nuovo voglia di fare, ma il treno sta passando adesso e per prenderlo servono giovani che abbiano voglia di sacrificarsi: gente che conosca le lingue e sappia valorizzare quanto di buono produce questa terra. Una sfida, ma anche una grande opportunità.

©RIPRODUZIONE RISERVATA