La tragedia di Pace e di Scarponi: non è destino morire sulla strada 

All’Aurum il fratello del campione di ciclismo investito da un’auto, ospite dell’incontro organizzato  dalla famiglia dell’ex sindaco travolto in via Pellico. Il figlio Bruno: va rivista la mobilità delle città

PESCARA. «Renderemo sicure tutte le strade della città. Lo faremo con progetti studiati dai tecnici che condivideremo con i cittadini. Ascolteremo le associazioni ambientaliste». Così il sindaco «da soli 7 giorni» Carlo Masci che ieri pomeriggio all’Aurum ha partecipato all’incontro sulla sicurezza stradale e la mobilità sostenibile ha ricordato, commosso, l’altissima figura di Carlo Pace, sindaco (dal 1994 al 2003) «innovativo, appassionato, vero e lungimirante» sui temi della mobilità.
LA FAMIGLIA PACE. L’evento, è stato voluto e organizzato da Bruno Pace con la sorella Laura e la mamma Rossana, la famiglia dell’ex sindaco travolto da un’auto il 27 marzo 2017 in via Silvio Pellico e deceduto, all’età di 80 anni, il giorno successivo in ospedale. In una sala Tosti stracolma, hanno parlato, emozionato e concesso spunti di riflessione al pubblico, gli esperti della mobilità, Matteo Dondè, architetto urbanista esperto in progettazione di spazi pubblici e inventore del concetto di “living street” e Paolo Pinzuti, fondatore ed editore di Bikeitalia.it, comunicatore e promotore di iniziative sulla mobilità ciclistica.
IL FRATELLO DEL CAMPIONE. Molto toccante il racconto di Marco Scarponi, degli ultimi istanti di vita del fratello, il campione di ciclismo Michele Scarponi, travolto da un’auto il 22 aprile 2017 in via delle Industrie, mentre si allenava lungo le strade di Filottrano, suo paese natale nelle Marche. Pace e Scarponi, accomunati dallo stesso destino: uccisi sulla strada. L’uno da un’auto mentre attraversava le strisce, l’altro investito da un furgone. «La sua vita è stata spezzata in meno di un secondo, mentre ancora coltivava il sogno della maglia rosa», ha rivelato il fratello del ciclista vincitore del Giro d’Italia 2011 dopo la squalifica di Alberto Contador, «la vita della nostra famiglia è cambiata per sempre, abbiamo voluto creare la fondazione intitolata a mio fratello per aiutare altre persone che vivono lo stesso dramma. Non è destino morire sulla strada, una morte tremenda e assurda. Ci sono dei motivi per cui accade, prima di tutto a causa della forte velocità, poi i telefoni, l’alcool. L’Italia conta 3400 morti l’anno, con un bilancio di oltre 20mila feriti gravi dai 18 ai 27 anni. È un atto terroristico vero e proprio». Quindi il paradosso di cui è protagonista ogni automobilista che vuole rispettare il codice della strada: «È difficile rispettare i limiti di velocità se dietro si forma una coda di auto, in quel momento però sono io che rispetto la legge, non chi sorpassa e va in velocità. Disturba, chi rispetta la legge».
Marco Scarponi ha annunciato la presentazione del docufilm “Gambe”, il 18 luglio ad Ancona, nel quale i protagonisti, leggende del ciclismo e cittadini, spiegano un concetto semplice e cioè che «la strada è di tutti».
La ricetta dell’architetto. Puntuale l’intervento l’intervento di Dondè che ha visitato mezzo mondo, e in alcuni casi preparato progetti sostenibili per aumentare la sicurezza in strada. Esempi virtuosi che funzionano in altre parti del pianeta e che «noi, siccome siamo in ritardo su queste tematiche, potremo semplicemente limitarci a copiare» ha detto strappando e sorrisi dalla platea. In sala c’erano anche il mobility manager del Comune Pier Giorgio Pardi e il presidente della Confcommercio Franco Danelli. Ha rivelato, Dondè: «Abbiamo il doppio delle auto rispetto alle altre città europee che il 92% del tempo restano ferme in città e il 60% percorre tragitti inferiori a 5 km. Per non parlare del costo sociale dell’incidentalità di 17 miliardi di euro, pari al 2% del Pil. In Olanda il 50% della popolazione va in bici e il sindaco spagnolo di Pontevedra appena è stato eletto ha chiuso la città ai mezzi. Prima lo hanno contestato e poi, una volta compresi i benefici, lo hanno rieletto cinque volte». E ha concluso: «Non basta pitturare un marciapiede di rosso per fare una ciclabile, è necessario trasformare le strade con le curvature, le zone 30, posizionare strategicamente giochi per bimbi per eliminare parcheggi selvaggi sui marciapiedi». Pinzuti: «Il 30 % del traffico è generato da gente che cerca parcheggio, mantenere un’auto costa 4mila euro l’anno».
UN ALTRO INVESTIMENTO. Il recente investimento di una 65enne in via Pellico è stato «un colpo al cuore» per la famiglia Pace che, con questa iniziativa, «vuole restituire alla città l’affetto che i pescaresi hanno sempre avuto per noi» ha detto al Centro Bruno Pace che chiede alle istituzioni «una città pedonalizzata, bici al posto delle auto, diminuzione dei mezzi per ridurre i limiti di velocità, rivisitazione della segnaletica su tutte le strade della città. Perché morire sulle strade non deve diventare una cosa normale».
L’EREDITÀ DI PACE. Mentre una persona «normale» era Carlo Pace, secondo il suo “delfino” Masci, giovane assessore al Traffico nella sua giunta, che però ha fatto «scelte eccezionali per la città che ancora oggi resistono e sono attuali: le isole pedonali, il centro storico chiuso alle auto e rivitalizzato, la strada parco, che da 22 anni aspetta un filobus, per cui Carlo battagliò per eliminare le macchine, corso Vittorio era la strada più inquinata d’Italia e la precedente amministrazione ci ha riportato le vetture e i cittadini non hanno fatto in tempo a rendersi conto dei vantaggi della pedonalizzazione. Pace ha lasciato il segno e io voglio continuare sulla scia del lavoro da lui intrapreso. Renderemo sicure tutte le strade, con gli strumenti e i tecnici, condivideremo ogni scelta con i cittadini e dopo aver ascoltato anche le associazioni ambientaliste».
A moderare il convegno, Laura Di Russo, consigliere nazionale della Fiab, federazione italiana ambiente e bicicletta.
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