Sabatino Trotta, morto in carcere all’età di 55 anni. Nei riquadri, Luigia Dolce e Domenico Mattucci

PESCARA / APPALTI ASL

La verità della psicologa: soldi in una scatola, viaggio a Roma per pagare la politica

L’interrogatorio di Dolce: "Trotta ha consegnato i pagamenti, forse per un incarico avuto dal partito. Era un tipo fragile, sapevo che in carcere non ce l’avrebbe fatta"

PESCARA. "Me lo aspettavo perché quando sono entrata in quella cella, io ero devastata da questa cosa perché potete immaginare per me era finita la mia vita personale e mi era crollato davvero tutto addosso. Quando entrai in quella cella però... non pensai solo a me, ma pensai a lui in primis e anche a Domenico Mattucci e feci questa riflessione: Sabatino non ce la fa, questa cosa non la può affrontare". Conclude così, con il suo pensiero sul suicidio in carcere di Sabatino Trotta sollecitato dai magistrati Anna Benigni e Luca Sciarretta, il lungo interrogatorio che Luigia Dolce, una delle tre figure finite in carcere per la vicenda dell’appalto Asl truccato da 11 milioni di euro, rese ai magistrati il 28 aprile 2021, confermando in pieno la sua confessione rilasciata nell’interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari.

Dolce parla per ore e puntualizza una serie di argomenti chiave dell’inchiesta: dai soldi al partito Fratelli d’Italia di cui faceva parte Trotta, ai soldi per l’auto da comprare per il figlio del direttore generale della Asl Vincenzo Ciamponi, al Rolex, senza tralasciare la scansione temporale delle varie dazioni consegnate allo psichiatra e dirigente Asl Trotta. Parte dal viaggio a Roma con quella busta piena di soldi ricevuta da Mattucci e che consegnò a Trotta. "Sapevo si trattasse di un contributo politico, come detto da Trotta, per Fratelli d’Italia: contributo suddiviso in due tranche, una subito e una da corrispondere solo dopo che l’iter della gara era terminato". (m.c.)

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