L’aggressore torna in ospedale, è caos: «Tutele più efficaci»

L’uomo, dopo la denuncia per lesioni, è rientrato nel reparto. E parte la lettera a questore e prefetto. Adesso il caso finisce in Regione
PESCARA. È tornato il caos ieri mattina nell’ala est del reparto di Ortopedia quando il 50enne, già denunciato per lesioni ai danni del personale sanitario, si è fatto rivedere in quelle stesse corsie dove 24 ore prima aveva picchiato un infermiere 29enne, fino a mandarlo in Pronto soccorso. L’uomo è entrato nel reparto durante l’orario di visita per affiancare la madre 75enne ricoverata. Presenza che ha subito messo in allarme il personale sanitario dopo l’aggressione del giorno prima. Lunedì scorso, il 50enne, residente a Pescara, era prima andato su di giri con un barelliere che ha trasportato la madre nella sala Tac e poi ha perso il controllo a causa della mancata consegna del pranzo alla madre.
Pasto che, però, non doveva essere consegnato perché la paziente era stata sottoposta al “digiuno terapeutico” di qualche ora a seguito di un accertamento medico eseguito da poco. Per questo motivo il 50enne si è infuriato con l’infermiere. Prima un pugno al volto che lo ha fatto cadere a terra, poi i calci ripetuti su tutto il corpo. Immediato l’arrivo dei colleghi che hanno bloccato l’uomo e fatto intervenire vigilantes e agenti di polizia del posto fisso di polizia. Il 50enne è stato portato in questura ed è scattata la denuncia. Ma ieri l’uomo, in stato di libertà, è tornato a seminare il panico.
«La direzione strategica esprime vicinanza e solidarietà al personale del reparto di ortopedia coinvolto e ribadisce la necessità di garantire, in ogni contesto, sicurezza e serenità degli operatori sanitari, condizioni indispensabili per assicurare continuità e qualità dell’assistenza», dice la Asl in una nota, «nel pieno rispetto delle prerogative delle autorità competenti, la direzione ritiene doveroso richiamare l’attenzione sull’urgenza di strumenti di tutela più efficaci e tempestivi, affinché episodi simili non si ripetano e non compromettano la funzionalità dei reparti e la fiducia della collettività nel servizio sanitario pubblico. La violenza contro il personale sanitario rappresenta una ferita per l’intera comunità: difendere chi cura significa difendere il diritto alla salute di tutti».
Il direttore dell'Uoc di Ortopedia Rocco Erasmo ha chiesto l’intervento del prefetto e del questore. E il caso della violenza in ospedale arriva anche in Regione. «Ho depositato in Consiglio regionale una nuova risoluzione per rafforzare la tutela dell’incolumità e della sicurezza del personale sanitario in Abruzzo, attraverso l’introduzione di dispositivi tecnologici di protezione individuale e il potenziamento dei protocolli di intervento», dice il consigliere di Fratelli d'Italia, Leonardo D'Addazio, «un atto più articolato rispetto alla prima risoluzione già presentata nei mesi scorsi, anche alla luce dei recenti episodi di violenza verificatisi all’ospedale di Pescara. Non possiamo più tollerare che chi lavora per la salute dei cittadini sia esposto a rischi inaccettabili».
La proposta prevede l’avvio di una sperimentazione di 18 mesi con body cam e dispositivi di allarme personale nei Pronto soccorso, nei servizi di continuità assistenziale e nei reparti a rischio, specie durante i turni in solitaria. «Il tutto nel pieno rispetto della normativa sulla privacy e con il coinvolgimento delle forze dell’ordine, per garantire interventi tempestivi», prosegue D’Addazio, «la sicurezza degli operatori sanitari è una priorità assoluta. Solo creando ambienti di lavoro protetti possiamo garantire cure di qualità».
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