Laura, morta nel lago in Val d’Aosta: oggi la verità dall’autopsia

27 Dicembre 2025

La 32enne aquilana aveva appuntamento con un ragazzo, ma si fa largo l’ipotesi di una fatalità

L’AQUILA. Sarà conferito oggi l’incarico di effettuare l’autopsia di Laura Vietri, la 32enne aquilana recuperata martedì scorso dalle gelide acque di un lago alpino in località Pilaz, frazione di Champoluc, ricadente nel Comune di Ayas, in Valle d’Aosta. Soltanto all’esito dell’esame autoptico si potrà stabilire con certezza la causa della morte della 32enne, con gli inquirenti già orientati verso quella che sembra avere tutta l’aria di una tragica fatalità. Per i carabinieri di Brusson, che indagano sul tragico ritrovamento, sulla riva di quel laghetto ghiacciato alle pendici del monte Rosa non ci sarebbero infatti altre impronte – oltre a quelle lasciate dalla 32enne – tali da far ipotizzare il coinvolgimento di un’altra persona. Anche se la ragazza pare avesse un appuntamento al momento della disgrazia. Soltanto l’esito dell’autopsia potrà in ogni caso dissipare ogni ragionevole dubbio a riguardo e indurre il magistrato titolare dell’inchiesta a riconsegnare la salma ai familiari, così da permetterne le esequie.

CHI ERA LA VITTIMA

Laura Vietri, 32 anni, diplomata al Liceo linguistico Domenico Cotugno dell’Aquila, amava la montagna al punto da essere riuscita a unire l’utile al dilettevole dopo aver accettato quel lavoro stagionale in una struttura ricettiva con vista sugli impianti sciistici al confine tra Italia e Svizzera. Martedì aveva così approfittato di un po’ di tempo libero per godersela tutta per sé, quella natura, così era andata a fare una passeggiata. Fino a imbattersi in un laghetto semighiacciato a poca distanza dal suo alloggio. Solo qualche passo, forse nel tentativo di guadare quel lago ghiacciato. Poi lo scivolone, oppure la lastra che si apre improvvisamente sotto i suoi piedi fino a inghiottirla. Non tornerà mai più a galla, se non quel tanto che basta per essere notata, ore dopo, da un escursionista, quando ormai, per lei, non c’era già più nulla da fare.

SECONDO LUTTO IN FAMIGLIA

Nel 2022 un altro lutto si era già abbattuto sulla famiglia Vietri. L’11 settembre di quell’anno, un ultraleggero si era infatti schiantato al suolo a Fossa mentre era in fase di atterraggio. Due le vittime, Corrado Mancinelli, di 70 anni, e la 64enne Maria Rita Vietri, sorella di Carla, la madre di Laura, ieri arrivata in Valle d’Aosta dopo essere stata raggiunta dalla notizia di una seconda disgrazia familiare nell’arco di soli tre anni.

IL PRECEDENTE

Il 31 dicembre 2024 la stessa vallata aostana era stata scossa da un’analoga fatalità. Paolo Vitelli, l’imprenditore torinese che aveva scommesso proprio su quegli chalet sparpagliati tra le montagne – poi trasformati in alberghi diffusi – era scivolato sull’uscio ghiacciato della sua abitazione battendo violentemente la testa. Se n’è andato così, all’età di 77 anni, il fondatore del colosso Azimut Benetti, da molti definito un “visionario”.

UN NATALE DI DOLORE

È stato un Natale listato a lutto quello appena trascorso per il capoluogo abruzzese, scosso da due tragedie assurde prima ancora che dolorose. Di quelle capaci di mobilitare magistrati, procure e forze dell’ordine di fuori regione, quando non di altri paesi. Domenica 21 dicembre la notizia di due imbarcazioni che si scontrano sul Nilo con centinaia di passeggeri a bordo: tutti illesi e con una storia in più da raccontare. Solo l’aquilana Denise Ruggeri, 47 anni, resta travolta all’interno di una delle quattro cabine divelte. Il giorno della vigilia, poi, mentre gli aquilani si dividevano tra chi era ancora a caccia degli ultimi regali e chi di qualcosa da mettere in tavola, in città irrompe la notizia di una ragazza recuperata in un lago alpino di Pilaz, frazione di Champoluc, nel Comune di Ayas, laddove i nomi sono già stranieri nonostante si sia ancora in terra italiana. Il nome che salta fuori dai documenti della ragazza è invece tragicamente familiare. Con L’Aquila che si ritrova così a passare un Natale 2025 di dolore invece che di speranza, se non quella di poter riabbracciare al più presto due figlie partite col sorriso e invece capaci di far piangere tutti.