L’autopsia: Fatime annegata in meno di 5 minuti, salvarla sarebbe stato difficile

Rivelate le cause e le modalità della tragedia in mare, l’unica indagata è la baby sitter. Determinante anche la forte corrente presente quel giorno che trascinò il corpo contro gli scogli
PESCARA. I particolari sulle cause della morte di Fatime, la 12enne deceduta il 27 luglio scorso nelle acque davanti agli stabilimenti di Jambo e Plinius, arrivano dalla consulenza medico legale del dottor Ildo Polidoro, depositata qualche giorno fa al magistrato, il pm Rosangela Di Stefano. La bambina è morta per annegamento, come era stato detto sin dall'inizio, ma nel giro di non più di 5 minuti: quindi sarebbe stato davvero difficile, se non impossibile, pensare ad un salvataggio. Il medico legale, a completamento della sua relazione, ha voluto anche far eseguire un altro accertamento tecnico riguardo alla profondità del mare nel punto in cui la bambina annegò e l'esistenza o meno di correnti.
Ebbene, in quel punto sarebbe stato accertato che la profondità c'era così come anche la corrente piuttosto forte quel pomeriggio che, dopo l'annegamento, trascinò il corpo della povera Fatime contro gli scogli provocando ferite alla testa. Una tragica fatalità anche perché la vittima, così come gli altri fratelli che quel giorno erano con lei, sapeva nuotare ed andava regolarmente in piscina.
Il fascicolo nelle mani del pm Di Stefano potrebbe quindi essere chiuso in tempi brevi e al momento, lo ricordiamo, nel registro degli indagati figura soltanto un nome: quello dell’amica di famiglia a cui erano stati affidati i bambini dal papà (originario del Togo) e dalla mamma (nata in Guinea) della povera Fatime. La donna, A.F., 20 anni, di Civitaquana, quel giorno aveva con sé anche il proprio figlio piccolo, ma comunque si sarebbe prestata a controllare gli altri sei bambini che si trovavano nella spiaggia libera all'altezza di via Muzii.
Una babysitter improvvisata, ma che in quel momento, secondo la Procura, aveva la custodia di quei quattro bambini (i più grandi) che andarono a fare il bagno: è accusata di omicidio colposo e di omessa custodia di quei minori. Il pm, nel corso delle indagini, aveva anche chiesto et ottenuto l'incidente probatorio per ascoltare un'altra bambina di 12 anni che in quel momento si trovava in acqua con gli altri: un passaggio formale per acquisire le dichiarazioni dell'adolescente che stava per lasciare il territorio italiano per tornare negli Stati Uniti.
Quel tragico giorno, ad un certo punto si sentono le grida delle due sorelline di Fatime che chiedono aiuto per aver visto la vittima in difficoltà, anche se il mare non era mosso. L'allarme scatta immediatamente così come i soccorsi, ma proprio la consulenza del medico legale oggi ci dice che l'annegamento della povera Fatime avvenne nel giro di pochissimi minuti.
Il papà della piccola vittima, Denis Kossi Lossou Gavor, entrato in Italia una trentina di anni fa come rifugiato politico dalla Guinea e inserito a pieno nel territorio pescarese con tutta la sua famiglia, voleva soltanto capire che cosa accadde quel giorno, ed ora, la risposta arriva dalla relazione del dottor Polidoro. Una tragica fatalità: nessun malore, ma una serie di circostanze imprevedibili che ha portato a quel drammatico epilogo.
Una morte che si sarebbe potuta evitare soltanto impedendo alla vittima di entrare in acqua: ma non avrebbe avuto senso visto che tutti i ragazzi sapevano nuotare ed erano andati al mare proprio per passare una tranquilla giornata tra giochi e bagni. La morte di Fatime fece scattare anche la solidarietà di molti che si diedero da fare per una raccolta fondi (avviata proprio dalla guardia costiera, seguita dalla Questura e che quel giorno erano intervenuti nel disperato tentativo di trovare la bambina ancora in vita) per consentire alla famiglia di rimpatriare la salma.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

