Lavoratori della Cir in prefettura per la cassa integrazione bloccata

Tocco da Casauria, richiesto l’intervento di D’Antuono per l’azienda in concordato liquidatorio Marinucci (Fiom Cgil): «I dipendenti hanno diritto a un altro anno di cigs, ma va firmato l’accordo»

TOCCO DA CASAURIA. Manifestano davanti al palazzo del governo, a Pescara, i lavoratori della Compagnia italiana rimorchi (Cir), di Tocco da Casauria, per chiedere l'intervento del prefetto Vincenzo D'Antuono per definire la pratica della concessione della cassa integrazione guadagni straordinaria (Cigs) al ministero del Lavoro. Una Cigs in proroga che fu stabilita in base ad un’intesa sottoscritta da azienda, parti sociali e ministero di durata fino al prossimo 31 ottobre ed erogata da un istituto di credito (con un massimo di 3mila euro a lavoratore e 5 mila per quelli a zero ore) su garanzia firmata dalle maestranze.

«Ancora oggi quell'intesa non è stata ratificata», spiega Luigi Marinucci della Fiom Cgil, «e i lavoratori in queste condizioni andrebbero incontro alla rivalsa della banca che vuole rientrare in possesso delle somme elargite in mancanza della copertura da parte dell'Inps. Ciò può avvenire solo con la firma di quell'accordo. Insomma una beffa che tiene in tensione i 180 lavoratori di Tocco ed altrettanti di Bussolengo (Verona) e Nichelino (Torino) che comunque non vedono futuro oltre la data del 31 ottobre, anche se ieri i lavoratori ricevuti dal vice prefetto Bianco, hanno avuto tutte le assicurazioni di un interessamento urgente da parte del prefetto al ministero del Lavoro». Il 7 luglio è scaduto il periodo di concordato preventivo accordato all'azienda toccolana dal tribunale di Verona (sede legale del gruppo Cir) e l'8 luglio si è entrati in regime di concordato liquidatorio, per il quale sempre il tribunale di Verona dovrà nominare un commissario con funzioni di garante delle procedure. «Speriamo che questi riesca a districare l'intricata matassa», afferma il sindacalista, «a regolare il rapporto con le banche e ad affrancare i lavoratori dal dover rispondere alla restituzione delle somme percepite, che potrebbero essere conguagliate sottraendole, ad esempio, ai Tfr, o ad eventuali rimborsi contributivi dei lavoratori. Se così non fosse siamo già pronti ad intraprendere una class action per salvaguardare tutti i diritti. L'istituto di credito potrebbe al massimo concedere una proroga fino a dicembre prima di intraprendere azioni».

I lavoratori, del resto, con l'ingresso nella procedura concorsuale avrebbero diritto ad un altro anno di cigs. Cosa comunque sulla quale le maestranze non fanno nessun affidamento, anche perché le speranze di poter riprendere la produzione, cessata da tempo, non si intravedono. Non si sono avute risposte da parte del nuovo governo regionale abruzzese, da mesi interessato dai lavoratori ad intervenire nella vicenda. Sarà compito del commissario liquidatore esperire tentativi in questa direzione. Ciò che si fa strada, invece, è l'interessamento pressante di investitori stranieri che vorrebbero entrare in possesso dei titoli qualitativi e produttivi della Cir.

Da mesi, sul tappeto ci sono opzioni industriali di aziende italiane e cinesi e prelazioni commerciali di turchi e polacchi. La trattativa con la Tirsan (turca) e Wielton (polacca) è di tipo commerciale, perché acquisire solo il marchio Cir, comporterebbe la perdita di produzione, mentre gli interessi delle aziende italiane e cinesi sono diretti all'impianto produttivo, ma approcci e mediazioni sono ancora allo stato embrionale. A sostenere finanziariamente il gruppo Cir, durante il corrente periodo di crisi, è stato il gruppo Margaritelli, azionista di riferimento, attraverso una consistente ricapitalizzazione. Oggi Margaritelli ha ritirato ogni opzione, una decisione che segna l'inizio della fine di un colosso produttivo sul quale si contava per un rilancio economico della regione.

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