Lavoro, emergenza formazione

Le aziende abruzzesi faticano a trovare manodopera qualificata.

PESCARA. Le imprese abruzzesi assumono prevalentemente personale in possesso della sola licenzia media (secondaria di primo grado), in controtendenza a quanto succede a livello nazional (41,5% conbtro il 34,3% della media nazionale). La domanda di figure professionali più scolarizzate aumenta con il crescere delle dimensioni aziendali, mentre l’età costituisce un fattore non determinante per l’ingresso in azienda. Sono i dati più significativi della ricerca svolta dall’istituto Irsef-Irfed Federico Caffè della Cisl sui fabbisogni formativi. La domanda di personale in possesso del diploma di scuola secondaria di secondo grado riguarda il 36,7% dei casi (40,5%,la media nazionale); per i lavoratori con il diploma di istruzione professionale statale è l’8%, mentre per il diploma della formazione professionale regionale la richiesta è del 6,3%.

Solo il 7,5% delle assunzioni riguarda personale laureato contro una media nazionale del 10,6%. La ricerca dimostra inoltre che il livello di istruzione richiesto sia più alto nel settore dei servizi rispetto all’industria. I titoli universitari maggiormente richiesti sono quelli di indirizzo economico; di indirizzo sanitario e paramendico e indirizzo di ingegneria industriale. Per i diplomi di scuola secondaria di secondo grado sono richiesti l’indirizzo amministrativo commerciale, l’indirizzo meccanico, quello turistico-alberghiero. Per l’istruzione professionale c’è una buona domanda di indirizzo meccanico; zo turistico-alberghiero; edile. La conoscenza delle lingue straniere risulta indispensabile per l’11,6% dei nuovi assunti rispetto alla media nazionale del 19,5%. La conoscenza dell’informatica risulta indispensabile per il 23,8% rispetto a una media nazionale del 37,7%.

Spiega Andrea Leonzio segretario generale Cisl scuola Abruzzo: «Il quadro dei fabbisogni formativi e professionali espresso dalle imprese della nostra regione è fortemente condizionata da un tessuto produttivo caratterizzato da attività economiche a basso valore aggiunto e da una domanda di lavoro espressa da imprese che hanno il loro centro direzionale fuori da territorio regionale. Le maggiori difficoltà di reperimento delle necessarie professionalità», continua Leonzio «derivano dalla mancanza di una adeguata formazione, da un inadeguato livello di qualificazione dei candidati e da percorsi formativi che non hanno alcun rapporto con i bisogni e le necessità del mercato del lavoro.

Le responsabilità derivano oltre che dalle carenze delle attività di programmazione delle attività formative professionali anche dalla mancanza di collegamento dei piani dell’offerta formativa delle singole istituzioni scolastiche alle esigenze del contesto locale culturale, sociale ed economico della realtà locale. La quasi totalità delle istituzioni scolastiche», aggiunge il sindacalista, «non coinvolge nella stesura dei piani dell’offerta formativa gli enti locali e le diverse realtà istituzionali, culturali, sociali ed economiche operanti sul territorio. Il ricorso alle cosiddette professioni “high skill” (dirigenti,impiegati con elevata specializzazione e tecnici) da parte di imprese locali è ancora limitato, risultando al disotto della media nazionale».