Le scuole, due su tre non sono in sicurezza 

I sindacati lanciano l’allarme: in dieci anni perse 1.400 unità di personale  E sulla normativa antisismica il 65 per cento degli istituti è fuorilegge

PESCARA . Due scuole su tre, in Abruzzo, non sono sicure. Lo dicono i sindacati di settore citando uno studio di Legambiente dal quale si evince che ben il 65,9% degli edifici è stato costruito in barba ai criteri di anti sismicità. Questo e altri problemi, non ultimo quello della mancanza di personale docente e Ata (quest’anno complessivamente mancano all’appello 563 unità), sono stati al centro di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato Irene Caporaletti (Uil Scuola), Pino La Fratta (Flc Cgil), Davide Desiati (Cisl Scuola) e Carlo Frascari (Snals Confsal).
OGGI LA MANIFESTAZIONE. I sindacati hanno elaborato una piattaforma rivendicativa firmata anche da Piera Di Cicco (Fcu Gilda Unams), che è stata rilanciata ieri a Roma, durante la manifestazione nazionale indetta da tutte le sigle che rappresentano il mondo della scuola, per chiedere il rispetto dell’intesa firmata dal Ministero. In Abruzzo si è conclusa da poco la settimana di assemblee che si sono svolte in ogni scuola (dal 31 ottobre all’8 novembre) per richiamare l’attenzione e denunciare tutti i rischi che corre «chi studia e chi lavora in edifici inadeguati e con organici insufficienti».
E all’orizzonte, si profila come annunciato ieri anche uno sciopero generale, da proclamare prima delle fine dell’anno scolastico.
LA SICUREZZA. Scuole sicure non significa solo edifici solidi a prova di sisma e altre catastrofi. Vuol dire anche luoghi adeguatamente controllati nei quali nessun bambino precipiti più dalla tromba delle scale, come accaduto di recente a Milano.
Una tragedia, hanno rimarcato i sindacalisti, che ha generato profondo sgomento, e che «in attesa del responso delle indagini che dovranno accertare le cause» hanno rivolto «a tutti un appello a considerare con la dovuta attenzione le condizioni di sofferenza in cui versano le nostre scuole».
I CONTI NON TORNANO. In Abruzzo in dieci anni sono stati tagliati circa 1.400 posti Ata, personale addetto a diverse mansioni «mentre i plessi scolastici sono rimasti sostanzialmente gli stessi. Quello della minore dotazione di personale», ha detto Desiati, «è un problema sostanziale. In molte scuole dell’infanzia ormai è rimasto solo un collaboratore scolastico. Se questi è assente per malattia o altre cause rimane solo l’insegnante». con tutto quello che ne consegue, in termini di sorveglianza.
L’APPELLO. «Sollecitiamo le istituzioni competenti», ha detto invece Caporaletti, «affinché provvedano all’adeguamento delle strutture, e l’Ufficio scolastico regionale ad autorizzare altri posti da collaboratore scolastico». Quello della carenza dei collaboratori scolastici nelle scuole abruzzesi è un problema ben lungi dall’essere stato risolto, una situazione «che non garantisce in modo adeguato la vigilanza agli alunni a causa dell’inadeguatezza dei posti assegnati alle singole scuole. A tutt’oggi vi sono reiterate richieste non soddisfatte da parte dei dirigenti scolastici che lamentano l’impossibilità di garantire la vigilanza, nonostante i solleciti di queste organizzazioni sindacali all’Ufficio scolastico regionale sull’adeguamento degli organici». Secondo La Fratta «in Abruzzo la sacca del precariato è enorme, soprattutto sul sostegno, e bisogna sbloccare i concorsi e stabilizzare chi da anni è impegnato in questo settore».
I DOCENTI. Capitolo a parte è quello dedicato agli insegnanti. «Altro problema rimasto senza una risposta esaustiva», proseguono i rappresentanti sindacali, «è quello riguardante il personale docente che, nonostante la pubblicazione del decreto legge sul precariato, resta privo di tutela in quanto viene assicurato solo ad alcuni un concorso straordinario per l’immissione in ruolo, escludendo altri dal percorso abilitante come pure concordato nell’intesa dello scorso primo ottobre. In Abruzzo, ha osservato Frascari, «è più che raddoppiato il lavoro, ma non gli organici. Sono anni che i sindacati continuano a denunciare i parametri inadeguati e antistorici» che vengono utilizzati per determinare il fabbisogno si personale. «Una quota di precari è fisiologica», ha concluso, «ma ora è un fenomeno divenuto strutturale». Sarà su questi argomenti che i sindacati, prima della fine dell’anno scolastico, pensano di proclamare uno sciopero generale della scuola.