Lettomanoppello in lutto, la fiaccolata per Cleria: «Quegli occhi innocenti hanno assistito al male»

La veglia in chiesa per la 65enne uccisa, l’appello di don Davide e il saluto dei figli: «Il nipote rappresenta tutti i bambini sofferenti oggi». Poi l’invito a denunciare
LETTOMANOPPELLO. Le luci nella chiesa si sono accese una a una, come fiammelle di speranza in una sera intrisa di dolore dedicata all’ennesima donna vittima di un uomo. Le candele strette tra le mani dei presenti, in un silenzio rotto solo dalla voce commossa di don Davide Schiazza che ieri sera ha guidato la veglia per Cleria, uccisa con un colpo di pistola al cuore dall’ex marito Antonio Mancini all’ingresso del Corso di Lettomanoppello. Una comunità intera si è stretta attorno alla famiglia e al dolore per un omicidio che ha lasciato sgomenti, smarriti, incapaci di trovare parole. «Si riaccende la luce della fede, e si riaccende il desiderio di non cedere alle tenebre», ha detto il parroco, mentre il chiarore delle candele illuminava i volti tirati dei fedeli. Una ferita profonda ha attraversato la navata della chiesa di San Nicola.
La veglia si è aperta con un pensiero per i figli di Cleria, Camillo e Angela, chiusi nel dolore e che per loro scelta non hanno voluto partecipare alla veglia, dopo giorni pieni di sofferenza e in cui provano ancora a metabolizzare la tragedia. «Saluto e ringrazio, anche a nome loro, la comunità per la vicinanza e l’affetto ricevuto», ha riferito don Davide a nome della famiglia. Poi, l’invocazione alla Madonna di Costantinopoli, protettrice del paese. «Affidiamo Clelia alla Santa Vergine di Costantinopoli, che vegli su di lei e sulla sua famiglia».
Uno dei momenti più toccanti è stato quello dedicato alle vittime di violenza, perché Cleria, 65 anni, è l’ennesimo femminicidio che si registra in Italia. Don Davide ha usato parole forti e dirette: «Preghiamo perché si svegli la sensibilità verso le donne vittime di abusi psicologici, sessuali e di violenza. Affinché ognuno di noi possa diventare l’angelo custode di ogni donna».
Una preghiera è stata poi rivolta anche al nipotino 13enne, testimone involontario della tragedia e scampato per miracolo a un colpo di pistola. «I suoi occhi innocenti hanno visto il male. Un male che un bambino non dovrebbe mai vedere», ha detto, «gli occhi di quel ragazzo sono gli occhi di tutti i bambini sofferenti in questo periodo storico, costretti a subire e a vedere le atrocità delle guerre». La veglia è diventata così un grido contro l’indifferenza. «Ognuno ha le sue responsabilità. Preghiamo il Signore affinché ognuno di noi sia responsabile. Preghiamo per Cleria, per la sua famiglia, per tutta la comunità». Tanti presenti, stretti nei banchi, in piedi lungo le pareti, molti con gli occhi lucidi. Presenti anche il sindaco Simone Romano D’Alfonso e il deputato Luciano D’Alfonso. Una comunità scossa, ma non spezzata. Una comunità che ha scelto il silenzio della preghiera per dire basta alla violenza. Con le candele accese, «a testimoniare che la luce può ancora vincere il buio», ha concluso il parroco. (e.g.)
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