L’inchiesta sulla droga a Pescara: «Per le feste non si fanno sconti»

Le tariffe dalle intercettazioni dei Neziri sotto Capodanno: «Oggi si spaccia», dosi da mezzo grammo a 40 euro, «ma se ti serve di più devi mandarmi l’Iban»
PESCARA. La cocaina non va mai in saldo, nemmeno a Capodanno. A Pescara il mercato della droga segue le stesse regole di qualsiasi altro business: quando la domanda sale, i prezzi tengono. E durante le feste c’è l’impennata tanto da diventare un affare che va a peso d’oro. Le carte dell’inchiesta “Cani sciolti”, che negli scorsi mesi ha portato a sette arresti, raccontano un’economia parallela lucida, organizzata, senza sconti per nessuno. Neppure per la cosiddetta Pescara bene, la stessa clientela protagonista dell’ultima inchiesta della Procura svelata ieri dal Centro che vede 17 indagati che ora rischiano il carcere.
DROGA A CAPODANNO Che i fiumi di droga aumentino durante le feste lo rivelano le intercettazioni. È Capodanno quando un cliente chiede di comprare a credito. La risposta di Irfan Neziri, 29 anni, appartenente al clan di trafficanti kossovari, intercettata dai carabinieri del Nucleo informativo dei carabinieri, è secca: «Ah Paolo, che giorno è oggi? Oh, e che si fa oggi? Si spaccia». Traduzione: niente favori, nemmeno ai clienti storici perché la richiesta sotto le feste è tanta. Per gli investigatori guidati dal capitano Giuseppe Sicuro e coordinati dal pm Benedetta Salvatore, è la fotografia perfetta di uno spaccio industriale. Il quartier generale è un appartamento in via Arapietra 46, dietro la stazione di Pescara centrale: un viavai continuo, giorno e notte. L’ordinanza del gip Francesco Marino quantifica il giro d’affari: dosi da mezzo grammo a 40 euro, circa 15 grammi al giorno, 450 al mese, per un fatturato da 36mila euro mensili. C’è persino il “servizio clienti”. «Fratè, com’è? Da uno a dieci?», chiede Neziri. E il cliente risponde, valuta, commenta. Tra chi compra ci sono imprenditori, professionisti, funzionari pubblici. Qualcuno paga addirittura con bonifico bancario: «Se ti serve di più, mi devi mandare l’Iban». Oltre allo spaccio, l’inchiesta scopre truffe su auto di lusso acquistate online con documenti falsi e finanziamenti mai pagati. Un sistema rodato, dove il lusso convive con l’illegalità. E dove la cocaina, anche sotto le feste, non conosce sconti.
«C’È LA NDRANGHETA» Due anni fa, era uno studio dell’Istituto Mario Negri Sud di Milano, a svelare che Pescara era la città d’Italia dove si consuma più cocaina: questo emergeva dalle analisi degli scarichi delle fogne dove era stata trovata una concentrazione altissima di cocaina, quasi trenta dosi al giorno per mille abitanti. Significa che in media ogni giorno a Pescara si consumano circa 3.500 dosi di cocaina, in scala più di Milano, più di Roma. «L’inchiesta di cui sono pieni i giornali in queste ore dimostra ciò che denuncio da mesi e per cui ho chiamato insieme ai Giovani democratici una mobilitazione generazionale», interviene così il dirigente nazionale del Pd Claudio Mastrangelo, «Pescara sta diventando un feudo silenzioso del riciclaggio e dello spaccio di droga delle criminalità organizzate italiane e straniere. La ndrangheta, in particolare, come si evince dalle intercettazioni, è arrivata a Pescara con la cocaina, appoggiandosi su pezzi di criminalità locale, la camorra invece con le estorsioni. La criminalità organizzata si sconfigge creando lavoro e servizi affinché la domanda delle famiglie dei lavoratori torni a livelli degni e il tessuto economico riprenda vivacità e capacità di generare valore aggiunto vero alla vita delle persone».
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