Lo scalo nella “lista nera”

14 Novembre 2024

Ecco il report che riaccende lo scontro tra D’Alfonso (Pd) e D’Annuntiis (FdI)

PESCARA . L’aeroporto internazionale d’Abruzzo finisce nella lista nera dei piccoli scali italiani che «bruciano milioni di soldi pubblici», tenuti in piedi «più per interesse politico o di qualche lobby che per le reali ricadute sulla comunità locale».
A tracciare l’analisi sulle pagine del Corriere della Sera è Ugo Arrigo del Centro di ricerca di economia industriale e pubblica (Cesisp) dell’università Bicocca. Il professore individua 9 aeroporti di provincia sotto il milione di passeggeri, come quello di Pescara, che non fanno sistema con quelli più grandi e la cui tenuta, sulla base dei bilanci degli ultimi dieci anni, sarebbe a rischio.
IL REPORT. Il punto di partenza è lo studio commissionato da Aci Europe e Assaeroporti, trasmesso alla Commissione europea, che mette in relazione la dimensioni degli aeroporti con la loro capacità di realizzare profitti e quindi di avere solidità finanziaria. Dall’analisi viene fuori che la maggior parte dei passeggeri, una fetta pari al 76%, si concentra nei 10 aeroporti italiani più grandi, mentre in quelli al di sotto del milione di passeggeri, come Pescara, restano le briciole. Tradotto in soldoni vuol dire che la sopravvivenza, senza l’aiuto dello Stato, risulta pressoché impossibile. Nella classifica del Corriere della Sera, l’aeroporto di Pescara figura accanto a quelli di Trieste, Perugia, Rimini e Trapani: tutti sono stati bollati come “in bilico” poiché alternano conti in rosso ad annate in leggero utile. Stabilmente in perdita, invece, Ancona, Forlì, Parma e Cuneo, considerati “in crisi”.
I numeri fotografano la situazione da disequilibrio: nel decennio 2012-2022 l’infrastruttura pescarese ha avuto i bilanci in passivo per 1.100.000 di euro e nel periodo da novembre 2023 a settembre 2024 ha perso 35.766 passeggeri. Per il presidente Assaeroporti Carlo Borgomeo, la chiave del successo è fare sistema con gli scali maggiori: «Se i piccoli aeroporti italiani non vogliono integrarsi con i grandi non ce la possono fare: si faranno la guerra e moriranno tutti. A meno che la comunità decida che avere quello scalo è proprio indispensabile, ma allora dovrà prepararsi a pagare l’ira di Dio», ha commentato.
L’ATTACCO DI D’ALFONSO. E proprio sulla necessità di fare sistema è intervenuto il deputato Pd Luciano D’Alfonso: «L’interazione con gli scali maggiori non rientra fra le strategie di questa giunta regionale», ha rimarcato, «che continua a farsi maltrattare da Ryanair: quest’anno è stato cancellato improvvisamente il volo per Varsavia, cui si sono aggiunti i forti tagli ai collegamenti con Torino, Barcellona (Girona), Bergamo, Dusseldorf, Malta e Memmingen; inoltre, gli orari di alcune frequenze sono molto più scomodi rispetto a un anno fa. L’unica interazione di cui si abbia notizia è quella prevista nella bozza del Piano nazionale degli aeroporti, che vede il “Raffaello Sanzio” di Ancona come nodo strategico della Rete centrale (di cui fanno parte anche Pescara e Perugia). Una beffa clamorosa, se consideriamo che lo scalo abruzzese ha sempre fatto registrare un numero maggiore di passeggeri in transito rispetto a quello marchigiano. Ma anche il segnale che, a livello politico, questa Regione conta come il due di coppe». L'ex presidente della Regione si rivolge all'attuale governatore: «Cosa fa Marsilio per raddrizzare questa situazione? Nulla», commenta laconico, prima di snocciolare alcuni numeri degli anni in cui l’Abruzzo era a trazione centrosinistra. «Grazie alla giunta regionale da me presieduta, nel 2016», evidenzia D’Alfonso, «furono stanziati 29,4 milioni per le infrastrutture aeroportuali e investiti 12,5 milioni in cinque anni per il rilancio della vocazione turistica dello scalo; misure che nel 2017 hanno permesso di far registrare un aumento di passeggeri del 16,6% rispetto al 2016. Ora invece apprendiamo quotidianamente di liti nel centrodestra in consiglio regionale per la spartizione di poltrone e mancette, ovvero 21 milioni destinati ad enti e associazioni di vario genere che avrebbero fatto comodo alla disastrata connettività aerea dell’Abruzzo».
D’ANNUNTIIS REPLICA. Pronta la replica dell’assessore regionale ai Trasporti Umberto D’Annuntiis: «Negli ultimi anni ha dimostrato una crescita costante e un trend positivo, definirlo a rischio sembra fuorviante, soprattutto considerando gli sforzi per attrarre nuove rotte e compagnie aeree. Inoltre, essendo l'unico scalo internazionale della regione, svolge un ruolo cruciale per il turismo, l’economia e la connettività del territorio. I finanziamenti pubblici ricevuti sono stati impiegati per migliorare l'infrastruttura e ampliare l’offerta di voli, a beneficio dell'intera collettività. Sostenere che gli aeroporti come Pescara siano un peso per le casse dello Stato è una semplificazione. Bisogna considerare anche l'indotto generato, in termini di occupazione, servizi e sviluppo economico locale».
D'Annuntiis sottolinea come l'aeroporto svolga anche un servizio di pubblica utilità, in quanto base aerea per i reparti volo di polizia di Stato, carabinieri, guardia di finanza, vigili del fuoco, 118, soccorso alpino e guardia Costiera. «È un punto di riferimento per la sicurezza e il soccorso in tutta la regione, garantendo interventi tempestivi in caso di emergenze, calamità naturali e attività di polizia. I finanziamenti pubblici ricevuti hanno contribuito a mantenere e potenziare questa infrastruttura strategica, a beneficio dell'intera collettività».
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