«Ma da separati non c’è da gioire»

19 Marzo 2017

Colantoni: la legge sull’affido condiviso non funziona e va cambiata

SULMONA. Si fa presto a dire: “Festa del papà”. Per quei padri che tutti i giorni lottano contro le spine di una separazione o di un divorzio le feste sono soltanto nuovi appuntamenti di sofferenza. Perché è vero che tante donne sono vittime di violenze, magari di scarsa considerazione sociale; ma anche gli uomini vivono una sorta di “pregiudizio al contrario”, per cui sono per consuetudine visti come i carnefici di un matrimonio che va a rotoli. E anche la legge, oltre al luogo comune, ci mette spesso lo zampino. Come quella sull'affido condiviso (Legge 54/2006) che è in molti casi “condiviso” soltanto per modo di dire.

Ne sa qualcosa il presidente dell'associazione nata due anni fa a Sulmona e che ha un nome che la dice lunga: “Assistenza papà separati d'Abruzzo”, nata nell'aprile del 2015, oggi segue 40 casi di uomini separati che non se la passano tanto bene. Ridotti quasi sulla soglia della povertà nonostante abbiano nella maggior parte dei casi lavori di tutto rispetto.

Non sono soltanto operai, manovali, artigiani o disoccupati; ma anche professionisti che arrivano a malapena a fine mese perché lo stipendio viene prosciugato tra assegno di mantenimento alle mogli, gli assegni dei figli e l’affitto da pagare, perché nel frattempo la legge li ha sfrattati dalle case di loro proprietà. Parliamo della modernissima Italia, in cui molte ex mogli non dichiarano allo Stato di lavorare, preferiscono il lavoro nero per mantenere gli assegni. Non è una favola, è tutto vero. Ma non è soltanto l'aspetto economico quello che spinge un padre separato a chiedere aiuto all’associazione, fondata dal sociologo e mediatore famigliare Marco Colantoni e che conta sull’aiuto di un consulente legale (Andrea Marino) e di una psicologa (Rona Musti). Ma anche il contraccolpo che ha sull’equilibrio psicologico un divorzio in cui si trova a combattere per continuare a vedere i proprio figli, rimanendo nel frattempo senza casa e tantissime volte costretti, alla soglia dei 50 anni, a tornare a vivere con i genitori («per chi ce li ha ancora», precisa Colantoni). I padri separati che si rivolgono all’associazione di Sulmona arrivano in gran parte da Pescara e da Chieti: «Le città più grandi, dove il costo della vita è molto alto», dice Colantoni, «e anche perché a Sulmona e nel territorio provinciale c'è ancora reticenza». E' il caso del 53enne guardia giurata, che deve dividere i suoi 1.600 euro in questo modo: 600 euro va all'assegno di mantenimento della moglie, 800 divisi tra i due figli, più l'affitto per la nuova casa perché nel frattempo ha dovuto lasciare quella di proprietà. Oppure c'è la storia dell'autotrasportatore di 52 anni. Guadagna 800 euro al mese, ha due figli e una moglie e anche lui un affitto da pagare. «La moglie lavora in nero per fare in modo di non perdere l'assegno di mantenimento», spiega Colantoni. Ma c'è anche la storia dell'agente di commercio di 56 anni, «vittima per molto tempo di un atteggiamento vessatorio da parte sia della moglie che dei figli». «I padri vivono una condizione di maggiore solitudine, soprattutto nelle grandi città, dove spesso manca una rete familiare e di solidarietà tra le persone», spiega il presidente dell'associazione. Il pregiudizio più difficile da combattere? «L'idea del “papà bancomat”», continua Colantoni. La battaglia si sposta ora sul fronte della legge sull'affido condiviso. Insieme alla senatrice aquilana del Movimento 5 Stelle, Enza Blundo, è stato avviato un paio di anni fa un tavolo tecnico in Senato per la revisione della vecchia legge sull'affido condiviso, «visto che l'affido condiviso nella maggioranza dei casi non viene applicato. Spesso infatti, il minore viene collocato presso la madre in un affido quasi esclusivo. Per questo motivo, abbiamo presentato un disegno di legge per la revisione», spiega Colantoni. Ma è tutto fermo a due anni fa. «Qualche giorno fa al tribunale di Brindisi è stato firmato un protocollo d’intesa con le associazioni per cercare di applicare l’affido condiviso, un protocollo che detti le regole di comportamento per i genitori, siamo alle fasi preliminari ma è un buon primo passo», spiega l'avvocato Marino.