Mancini, parla l’ex comandante dei carabinieri di Lettomanoppello: «Mai visto un folle così»

11 Ottobre 2025

La testimonianza dell’Arma: Carmine Di Donato era alla guida della stazione negli anni ’90. Il suo racconto: «Tutti parlavano, nessuno denunciava»

LETTOMANOPPELLO. «In tutti i miei anni in servizio una persona così folle e pazza non l’avevo mai vista. Ho fatto di tutto, avevo reso quella città una bomboniera, abbiamo aiutato tanta gente contro criminali come lui». Carmine Di Donato, luogotenente carica speciale ed ex comandante della stazione di Lettomanoppello dal 1989 al 1995, anche a distanza di anni non fa fatica a delineare l’identikit di Antonio Mancini, l’uomo che dagli anni ’90 ha seminato la paura da Lettomanoppello fino alla malavita di Pescara. Nel suo curriculum accuse gravissime per rapine, spaccio, reati contro il patrimonio e violazioni del codice della strada. Ma la più pesante è quella di giovedì scorso, quando ha ucciso con un colpo di pistola al cuore l’ex moglie Cleria. «Lui era delinquenza pura», racconta al Centro il militare oggi in congedo, «si imponeva con gli altri con arroganza e presunzione».

E i carabinieri già gli stavano dietro, attenti ad ogni suo movimento così da raccogliere prove. «Riuscimmo ad arrestarlo per spaccio, nascondeva le piante di marijuana nell’orto». E già da allora, anche le minacce e le pesanti offese verso i carabinieri. «Venne in caserma e mi disse: “Marescia’, ti stai ad allargà un po’ troppo in questo paese», ricorda il carabiniere, che si dice «arrabbiato» di sapere che in mano a quell’uomo violento c’era una pistola. E in passato non c’era nessuna denuncia di Cleria. «Avevo capito che la donna soffriva e stava male, noi all'epoca avevamo preso misure di prevenzione, ma quello che potevamo fare era l’avviso orale perché non c’erano stati atti di violenza. Il paese ci raccontava tutto, ma nessuno denunciava». E così Cleria è diventata l’ennesima vittima per mano di un uomo in una silenziosa cittadina.

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