Masci, sei anni da sindaco: «La mia città è un diamante. Il 2026? È l’anno del verde»

31 Dicembre 2025

 Dall’aumento delle tariffe ai cantieri, il primo cittadino di Pescara: «Ogni scelta è fatta con amore, ogni euro incassato torna alla comunità». E sulla sentenza per il voto: «Ho fiducia»

PESCARA. Tra bilanci risanati e cantieri che ridisegnano il volto della città, il sindaco Carlo Masci guarda al futuro con l’ottimismo di chi ama le sfide e non teme le polemiche. Il 2025, dice Masci, è stato un anno intenso, fatto di scelte difficili, accuse respinte e risultati rivendicati con orgoglio. Dalla trasparenza dei concorsi alle grandi opere attese da decenni, fino alla partita ancora aperta del verdetto del Consiglio di Stato sulle elezioni, il primo cittadino rivendica una visione chiara e un forte legame con la sua comunità. Al centro, sempre, l’idea di una Pescara moderna, sostenibile e competitiva. Una città che corre, cambia e guarda avanti, sospinta – dice lui – da uno spirito dannunziano e da un impegno totale messo al servizio dei pescaresi.

Sindaco, è più contento che finisca l’anno o che ne inizi uno nuovo?

«Sono sempre più contento quando c’è un inizio. Ho fiducia nel futuro e affronto la vita con uno spirito positivo che mi porta a guardare sempre avanti con entusiasmo. Noi pescaresi abbiamo uno spirito dannunziano e, con questo spirito, ho cercato di trasformare questa mia positività in azioni concrete per la città, senza timore di affrontare sfide che sembravano impossibili ma che, grazie all’impegno di chi ci ha creduto insieme a me, siamo riusciti a realizzare per rendere Pescara sempre più bella».

Partiamo dall’ultima polemica montata a Palazzo di città: concorsi tra parenti e merito. Ci dica la sua.

«Ogni giorno l’opposizione, priva di argomenti, solleva polemiche strumentali. I concorsi sono disciplinati dalla legge e gestiti dai dirigenti, che ringrazio per il grande lavoro svolto. In questi anni abbiamo assunto tante persone, giovani e meno giovani, dando loro una prospettiva di vita. Peraltro, non mi risulta che siano stati assunti parenti di politici. In Italia tutti hanno diritto a partecipare ai concorsi: vietarlo sarebbe assurdo e, comunque, impossibile perché contrario alla legge. Anche il codice etico che qualche rappresentante dell'opposizione sbandiera ai quattro venti, sarebbe totalmente inapplicabile, perché comunque andrebbe a coartare la libertà di scelta di soggetti terzi rispetto ai firmatari del codice stesso, apparendo come il solito teatrino della politica da cui mi sono sempre tenuto lontano. C’è chi alimenta una cultura del sospetto per raccogliere consenso facile, ma i cittadini sanno distinguere chi lavora per il bene pubblico e chi invece sa solo denigrare il lavoro degli altri. La pubblicazione dei nominativi degli idonei, non obbligatoria, è stata un atto di totale trasparenza».

L’INTERVISTA COMPLETA CON IL CENTRO IN EDICOLA