«Mi tradisci con don Vito» 15.000 euro di risarcimento 

La love story del parroco aquilano al centro di un processo civile per danni L’avvocato di parte offesa chiede ora sanzioni canoniche contro il sacerdote

L’AQUILA. Due avvocati del Foro di Roma hanno chiesto alle autorità religiose la ragione per la quale non è stato adottato alcun provvedimento di censura a carico di un sacerdote, da anni nella Diocesi aquilana, che ha avuto una relazione con una donna sposata, comprovata da una sentenza dal tribunale di Roma. Richieste sono state avanzate in passato anche alla Diocesi della Capitale e alla Cei ma non ci sono state risposte. Ora, i legali del marito della donna, Giuseppe Di Nardo e Daniele Di Nunzio, si accingono a inoltrare la medesima richiesta alla Curia aquilana nella speranza di una risposta .
La vicenda, di cui Il Centro è venuto a conoscenza visionando la relativa documentazione, riguarda un autorevole e qualificato sacerdote della Curia aquilana, don Vito Isacchi, parroco ad Assergi. E rilancia temi di notevole interesse sociale e dottrinario, facendo anche tornare d’attualità un problema assai dibattuto e mai risolto: il celibato dei preti.
LA STORIA. È nel 2008 che il marito inizia a sospettare di una possibile relazione sentimentale tra sua moglie, con cui si era sposato nel 1995, e il vice parroco della chiesa di San Giustino, nel quartiere di Roma dove viveva la coppia che ha due figli. I sospetti si tramutarono ben presto in certezze, tanto che l’uomo tradito decise a un certo punto di citare in giudizio in tribunale sia la moglie che il religioso. Obiettivo: ottenere un risarcimento dei danni alla salute psico-fisica, all’onore e all’immagine che tale relazione extraconiugale ha determinato sulla sua persona, anche in considerazione del rapporto di cordialità e di fiducia che vi era tra la coppia e il parroco.
LA SENTENZA. Al termine del giudizio, durato oltre 5 anni, il Tribunale di Roma ha condannato la moglie al pagamento di 15mila euro in favore del marito, ma ha respinto la domanda risarcitoria che questi aveva proposto anche nei confronti del sacerdote condannando, anzi, lo stesso marito a pagare a don Vito oltre 3mila euro. Il parroco, attraverso il suo legale, ha già formulato, a detta della controparte, una richiesta di pagamento delle spese legali nei confronti del coniuge tradito cui potrebbe seguire, addirittura, un pignoramento da parte dello stesso sacerdote.
LETTERA ALLA CEI. Gli avvocati del ricorrente, visto il «discutibile» comportamento del religioso, avevano anche inviato un paio di anni fa, mentre la causa era ancora in corso, una nota alla Conferenza episcopale italiana confidando almeno in una nota di biasimo, ma non è successo nulla.
LE MOTIVAZIONI. «L’adulterio è stato accertato», scrive il giudice del Tribunale di Roma, «dalla stessa sentenza di separazione, ed è indubbio che la relazione, per il suo protrarsi per un lungo arco di tempo e per le sue caratteristiche, aveva assunto notorietà tra i conoscenti della coppia. L’adulterio si è svolto in forma pubblica». Una testimone ha raccontato in udienza: «Ancora oggi della relazione ne parla tutto il quartiere»: ecco perché amare un prete costa 15mila euro.
Ma veniamo alla ragione per la quale il giudice ha ritenuto che il religioso non debba pagare nulla mentre la sua amante è stata sanzionata. «La domanda dell’attore», si legge nella motivazione della sentenza depositata un anno fa, e da alcuni mesi passata in giudicato, «va accolta nei confronti della donna e rigettata nei confronti del convenuto Isacchi, atteso che la responsabilità risarcitoria invocata dall’attore presuppone la violazione dell’obbligo di fedeltà in costanza di matrimonio, obbligo al quale il terzo (Isacchi) è del tutto estraneo». Sempre secondo il giudice, ai fini della quantificazione del danno, «il tradimento è avvenuto in modo plateale essendosi verificato in un contesto parrocchiale in cui una intera comunità conosceva i resistenti in giudizio».
DEPRESSIONE. Secondo uno dei consulenti di parte, i disturbi psicosomatici del marito sono da porre in relazione con il rapporto extraconiugale della donna con il parroco e tale rapporto ne è la causa scatenante. «A mio parere», ha detto il medico in un’udienza, «l’ansia si è trasformata in qualcosa di più complesso e ha sfiorato la depressione». L’uomo aveva avuto una perdita di peso e «parlava di meno, piangeva e si rinchiudeva in se stesso». Una situazione che gli avrebbe creato anche dei problemi sul posto di lavoro.
©RIPRODUZIONE RISERVATA+++++