«Migranti, anche l’Abruzzo avrà il centro di permanenza»

PESCARA. Emergenza migranti: Giorgia Meloni chiama, Marco Marsilio risponde subito all’appello della sua leader. «Avere più centri significa velocizzare le procedure, velocizzare i rimpatri,...
PESCARA. Emergenza migranti: Giorgia Meloni chiama, Marco Marsilio risponde subito all’appello della sua leader. «Avere più centri significa velocizzare le procedure, velocizzare i rimpatri, permettere allo Stato di gestire meglio e in maniera più efficiente il problema dell'immigrazione». Così ha dichiarato ieri il presidente della Regione Abruzzo uscente e ricandidato a proposito della decisione del Governo di aprire in tutte le regioni d’Italia i Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr), con l’aumento da sei a 18 mesi del tempo massimo di trattenimento dei migranti.
«Ho sempre sostenuto negli anni passati», ha poi spiegato il governatore di Fratelli d’Italia, «che l'immigrazione andava affrontata in tutta Italia e che non era possibile concentrare in pochissimi posti e luoghi, in cui i richiedenti asilo venivano valutati e poi esaminati, con ritardi enormi che costringono a volte a stare due o tre anni in attesa di sapere se una persona che chiedeva asilo ne aveva diritto o meno».
In Abruzzo non è stato ancora deciso il luogo dove collocare il Cpr. «Queste sono decisioni che assume un commissario nazionale che è stato nominato dal governo, sono anche informazioni e scelte riservate», ha sottolineato Marsilio, «al momento non c'è stata alcuna interlocuzione formale, quando ci sarà daremo il nostro contributo per individuare una località che non comporti problemi, disagi o impatti negativi sul territorio».
Entro due mesi, fanno però trapelare fonti di governo, la lista delle aree identificate per ospitare i nuovi Cpr sarà pronta. Le strutture saranno individuate dalla Difesa – si pensa a ex caserme lontane da centri abitati, controllabili e perimetrabili – e poi adattate dal Genio militare. La vigilanza sarà invece affidata a polizia e carabinieri.
Attualmente ci sono nove Cpr attivi, mentre quello di Torino – chiuso per i danneggiamenti causati da alcuni ospiti – deve essere ristrutturato. Ne mancano quindi dodici all’appello. Le regioni che ne sono ancora prive sono Calabria, Molise, Campania, Marche, Abruzzo, Toscana, Emilia-Romagna, Veneto, Liguria, Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta. Ma una buona fetta di governatori di queste regioni non ci sta o comunque storce il naso. La fronda del no è guidata da Eugenio Giani (Pd-presidente della giunta toscana). «Le strumentalizzazioni di chi a sinistra in Italia rivendica confini aperti e poi in Francia e Germania Macron e Scholz chiudono le frontiere a Ventimiglia o respingono o non accolgono i migranti che avevano promesso di assumere firmando patti, convenzioni accordi con l'Italia, dimostrano la strumentalità, la schizofrenia e anche la malafede di certe posizioni», ha tuonato Marsilio che però subito dopo ha aggiunto: «Pensare che si possa in maniera continuativa e indefinita continuare a ad accogliere migliaia di persone al giorno in quelle condizioni, lasciando agli scafisti e ai trafficanti di carne umana il monopolio di questa gestione dell'immigrazione, è una cosa insostenibile».
«Una cosa è certa», ha proseguito Marsilio, «non c'è un numero indefinito di persone che si possono accogliere. E arriva un momento in cui», ha concluso il presidente della Regione Abruzzo, «il blocco delle frontiere, comprese quelle navali, deve essere applicato, e si deve applicare un meccanismo che consenta a uno stato di poter difendere i propri confini e il proprio diritto alla sicurezza». Esattamente come ha detto la sua leader e capo del Governo, Meloni, che in più ha affermato: «Non permetterò che l’Italia diventi il campo profughi d’Europa», soffiando agli alleati leghisti il cavallo di battaglia elettorale più caro a Matteo Salvini. (l.c.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA .