Montesilvano, ferita dal crollo di un solaio resta senza lavoro

Opere di messa in sicurezza non fatte dai titolari del locale: sos di una negoziante a prefetto e presidente del Tribunale

MONTESILVANO. Un appello al presidente del Tribunale di Pescara e al prefetto affinché si faccia luce sulla complessa vicenda che le ha provocato gravi problemi economici e di salute. A lanciarlo è Adele D’Ortenzio, la commerciante che fino a gennaio scorso ha gestito un negozio di abbigliamento e articoli da mare all’incrocio tra viale Europa e la riviera e che, a causa di crolli interni al locale, dovuti a una mancata manutenzione da parte dei proprietari, da nove mesi, è senza lavoro.

Un’odissea, quella di Adele, cominciata nel 1999 quando la montesilvanese prese in affitto il locale commerciale. «Già allora, dotato di un soppalco, necessitava di una ristrutturazione dal momento che vi erano infiltrazioni causate dalla mancanza di una finestra lato mare, che rischiavano di compromettere la stabilità del negozio, come poi è accaduto, e un impianto elettrico di 52 anni fa», spiega. «I tre proprietari, però, mi avevano garantito che sarebbero intervenuti presto per cui sono entrata nel negozio». Ma le numerose sollecitazioni della D’Ortenzio a realizzare i lavori cadono nel vuoto per oltre 5 anni tanto da spingere la donna a rivolgersi al Tribunale nel 2006 ottenendo una sentenza, nel 2011, che condanna i proprietari a fare i lavori. «Intanto i mesi passavano, i calcinacci cadevano a volte colpendomi e loro continuavano a ignorare la sentenza, ad aumentarmi l’affitto e a chiedere canoni anticipati, fino a novemila euro, che mi costringevano ad indebitarmi con le banche pur di restare nel locale, dal momento che avevo merce per 300 mila euro merce e non potevo trasferirmi lontano dal mare», prosegue la commerciante mostrando faldoni pieni di documenti e foto. Nel maggio 2013, arriva un nuovo provvedimento del giudice, sollecitato dalla D’Ortenzio, che incarica l’ufficiale giudiziario di dare attuazione a quanto disposto dalla sentenza del 201, quindi di ottenere l’esecuzione forzata dei lavori che comincia il 17 gennaio 2014.

«Ma l’8 febbraio avviene un nuovo crollo e io vengo colpita in testa e, nel tentativo di scappare, cado riportando la frattura del malleolo, contusioni alla mano sinistra e alla spalla destra», racconta la negoziante costretta a restare in ospedale fino a settembre e a subire diversi interventi chirurgici.

Intanto, vigili del fuoco e protezione civile, evidenziando la pericolosità del locale, spingono il sindaco a firmare un’ordinanza che dichiara inagibile il negozio. Da quel momento, Adele smette di pagare l’affitto e di esercitare la propria attività mentre solo parte della merce (9.078 articoli del valore complessivo di 120 mila euro) viene trasferita dai proprietari, così come imposto dall’ufficiale giudiziario, in un magazzino di loro proprietà in attesa dei lavori. «Così, nel giugno scorso, sono stata costretta a far sgomberare a mie spese la merce rimanente che ha invaso gli appartamenti che d’estate affitto ai turisti e utilizzo come B&B», prosegue. «E così, oltre a non lavorare da febbraio, non ho avuto alcun tipo di entrata nel corso dell’estate con un danno di circa 300 mila euro considerando anche gli 8 mila euro di fisioterapia e le spese della partita Iva che ho potuto chiudere solo ad agosto».

A indignare ancora di più la commerciante, due ulteriori «ciliegine sulla torta». «La prima» rivela «è che i proprietari si sono rivolti al giudice perché pretendono l’affitto di febbraio. La seconda, ancor più grave, è che hanno rimosso i puntelli dei vigili del fuoco e hanno affisso sulla vetrina il cartello “vendesi - affittasi”».

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