Montesilvano, sequestrati 1,8 milioni ai clan rom

Sigilli a tre immobili, otto autovetture e tre motocicli appartenenti alla famiglia degli Spinelli. È la seconda operazione in meno di dieci giorni. I soggetti interessati ai sequestri sono completamente sconosciuti al fisco

PESCARA. Gli uomini della questura di Pescara, del comando provinciale della Guardia di Finanza, comando provinciale dei carabinieri e del comando provinciale del corpo forestale hanno sequestrato beni immobili e beni mobili registrati per un valore stimato di 1,8 milioni di euro. Il patrimonio sequestrato apparteneva alla famiglia di etnia rom degli spinelli, nota per i trascorsi criminali di alcuni dei loro componenti. Si tratta, in particolare, di tre unità immobiliari con annesse aree di pertinenza, otto autovetture e tre motocicli intestati o comunque riconducibili, anche per interposizione fittizia, ai membri della famiglia residenti a Montesilvano.

Nel corso dell’operazione sono stati ispezionati da parte del corpo forestale dello stato i luoghi in cui vengono tenuti i cavalli da corsa di proprietà degli spinelli per verificarne le condizioni. In passato alcuni dei soggetti destinatari degli odierni provvedimenti sono stati anche denunciati dalla guardia di finanza per aver  organizzato  competizioni ippiche clandestine ed averne gestito le relative scommesse.

I sequestri sono il risultato, peraltro preannunciato dal questore Passamonti e dal comandante provinciale della guardia di finanza, colonnello Mauro Odorisio, nel corso di un’analoga operazione, di un lavoro investigativo dalle forze di polizia  in applicazione del decreto legislativo numero 159 del 06 settembre 2011, noto come codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, entrato in vigore lo scorso 13 ottobre. La legge consente di sequestrare e, successivamente, confiscare i patrimoni illecitamente accumulati da coloro che vivono dei proventi del reato e non possono giustificare la legittima provenienza dei beni in loro possesso.

La maggior parte dei  soggetti colpiti dai sequestri risulta non aver esplicato alcuna attività lavorativa o prodotto dichiarazione dei redditi cosicché è scattata la presunzione – prevista per legge – che l’ingente patrimonio in loro possesso non può che essere il prodotto delle molteplici illecite attività da questi compiute nel corso degli anni.
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