Montesilvano, telefonate per ottenere voti: scagionato Cantagallo

Cordoma denunciò l'ex sindaco due volte: dopo 5 anni il gip firma l'archiviazione

MONTESILVANO. Prima di diventare sindaco, Cordoma si presentò due volte in questura per denunciare Cantagallo e l'uso dei telefoni del Comune per fare campagna elettorale. Nel mirino di Cordoma, presunte telefonate partite dal Comune nel 2005 per raccogliere voti per Maurizio Teodoro, candidato al consiglio regionale per la Margherita. Dopo cinque anni, Cantagallo è stato scagionato dall'accusa di peculato: il gip Maria Michela Di Fine ha firmato il decreto di archiviazione perché non c'è la prova che Cantagallo abbia usato i telefoni del Comune per fare politica.

La conclusione della pm Anna Rita Mantini è questa: «Non sono emersi elementi utili a sostenere l'accusa in dibattimento e a ritenere che gli indagati abbiano in concreto commesso il reato». Così cade l'accusa di peculato per Enzo Cantagallo e il braccio destro Ugo Crisi.
A dare il via all'indagine, cinque anni fa, fu una denuncia dell'attuale sindaco Pasquale Cordoma: «Il 4 aprile 2005», scrive la pm, «Cordoma si presentava per riferire su alcune telefonate che sarebbero state effettuate dalla segreteria di Cantagallo allo scopo di proselitismo elettorale e coinvolgimento propagandistico tra il 20 marzo e il 3 aprile 2005». Il primo ottobre 2005 Cordoma tornò in questura e stavolta accompagnò una testimone: la donna avvalorò la denuncia di Cordoma e raccontò agli investigatori di essere stata «invitata a una cena organizzata dal comitato elettorale di Maurizio Teodoro» con una telefonata dal Comune. Ma secondo la pm, non c'è la prova «di un'effettiva utilizzazione» dei telefoni del Comune «in chiave politico-propagandistica».

La pm aggiunge anche: «Sembra emergere un'organizzazione interna improntata a una netta e corretta distinzione tra compiti istituzionali e attività politica». Dagli atti dell'indagine, emerge che Cantagallo per la sua attività politica si forniva della società La Dolce Vita mentre «durante la campagna elettorale 2005 risultano partite dal suo staff solo telefonate di natura istituzionale».

La pm assicura che Cantagallo non telefonò ma «non è da escludersi che soggetti politici non identificati e militanti nello stesso partito di Cantagallo o in liste civiche affiliate abbiano effettuato contatti propagandistici».
«Questa è la madre di tutte le inchieste di Montesilvano», commenta Cantagallo, «è bastata la serenità di un pm per smontare l'accusa».

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