Morosini, il vigile che ha bloccato l'ambulanzanon si dà pace: "È una prassi parcheggiare lì"

"Non è stato un segno di arroganza, né mancanza di senso civico", così G.M. il vigile di Pescara che ha parcheggiato l'auto di servizio ostruendo il passaggio all'ambulanza del 118 che doveva andare a soccorrere in campo il centrocampista del Livorno Piermario Morosini. Per ora, in attesa del procedimento disciplinare e dell'inchiesta giudiziaria, si è autosospeso dal lavoro

PESCARA. Una maledetta coincidenza. Non si dà pace G.M. l'ufficiale della polizia municipale (di cui non diamo il nome perché al momento non sottoposto a nessun provvedimento giudiziario) che sabato pomeriggio ha parcheggiato e chiuso a chiave l'auto di servizio, ostruendo e ritardando di almeno quattro minuti il passaggio all'ambulanza del 118 che doveva andare a soccorrere in campo il centrocampista del Livorno Piermario Morosini. Per ora, come ha spiegato il sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia, si è autosospeso. Nei prossimi giorni l'organo disciplinare del Comune avvierà l'iter del procedimento disciplinare che porterà, entro il 7 maggio prossimo, a un contradditorio e una decisione. Ma al di là del procedimento, il vigile è sotto choc e vive la situazione in maniera drammatica: Agli amici ha rivelato: «Non è stato un segno di arroganza né mancanza di senso civico».

Un automatismo, ha riferito a persone a lui vicine l'ufficiale il quale mai avrebbe immaginato quello che, di lì a pochi secondi, sarebbe poi avvenuto durante la partita del Pescara, con il centrocampista di 25 anni finito a terra per un attacco cardiorespiratorio e la sua morte avvenuta dopo un'ora e un quarto in ospedale. E se non ci sarebbe un nesso, come sostiene il primario dell'unità coronarica Leonardo Paloscia che ha soccorso in campo e in ospedale Morosini, tra la morte del giocatore e il ritardo dell'ambulanza, ciò non basta a lenire l'amarezza e il dispiacere dell'ufficiale, molto provato, insieme a tutta la sua famiglia, per quanto accaduto.

«È umanamente a pezzi» racconta chi lo conosce bene, «sconvolto per quel povero ragazzo e dispiaciuto per il clamore mediatico scatenato dall'aver messo quell'auto nel posto sbagliato, nel momento sbagliato».

Perchè, come ha riferito a persone a lui vicine, sabato pomeriggio, intorno alle 15,30 l'ufficiale G.M. è entrato con la Croma nel piazzale dell'ingresso Maratona riservato alle forze dell'ordine, reduce dai servizi fatti intorno allo stadio e intenzionato a raggiungere l'ufficio del Gos (gruppo operativo sicurezza) al secondo piano dello stadio, in tribuna, per concordare come organizzare i controlli del fine partita. Ma quando è entrato nel piazzale riservato alle forze dell'ordine c'erano auto dappertutto e allora, questa è la sua versione, convinto di assentarsi per pochi minuti, ha lasciato la macchina chiusa a chiave e con il freno a mano inserito, nell'unico posto utile: davanti al varco per le emergenze.

Una leggerezza, una gravissima leggerezza fatta senza pensare e soprattutto, questo ha confidato il vigile urbano a chi gli è vicino, fatta per la prima volta ma sulla scorta di una prassi abituale tra le forze dell'ordine: parcheggiare le macchine di servizio anche in quel modo, in prossimità del varco delle ambulanze.

Sabato, però, è successo l'imprevisto che nessuno si aspettava e che certo, come ha assicurato lo stesso sindaco, costerà comunque un provvedimento nei confronti dell'ufficiale. Il quale, ha riferito, si è accorto subito di quello che stava succedendo: mentre Morosini si accasciava a terra con i medici delle due società che tentavano di rianimarlo, raggiunti dal primario dell'Unità coronarica che si è precipitato dalla tribuna, l'ufficiale non era ancora arrivato al secondo piano dello stadio.

«Ha visto tutto ed è tornato subito indietro», riferiscono fonti a lui vicine. Tre minuti, al massimo quattro è il tempo che G.M. avrebbe impiegato per tornare indietro mentre, nel piazzale dell'ingresso Maratona, un vigile del fuoco aveva già rotto il finestrino della Croma per sbloccare il freno a mano e spostare l'auto a spinta. Se avessi potuto, avrebbe riferito l'ufficiale a persone a lui vicine, mi sarei buttato di sotto pur di arrivare immediatamente.

Invece la foto di quella macchina lasciata davanti al varco per il passaggio delle ambulanze ha fatto il giro d'Italia, portando alla ribalta non solo la leggerezza di un vigile in servizio, ma anche la negligenza nel controllare e intervenire laddove queste leggerezze capitano. Nessuno degli steward, ha riferito l'ufficiale, lo avrebbe invitato a spostare l'auto. Perchè se così fosse stato, non avrebbe avuto difficoltà a farlo immediatamente: nessuna arroganza, nessuna mancanza di senso civico. Ma anche chi doveva controllare, e non sono gli steward, non ha fatto la sua parte.

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