Omicidio Grosso un'intercettazione riapre il giallo

PESCARA. «Mi rendo conto pure io, per primo di quello che ho fatto, ma basta, non è che uno può pagare all'infinito». A parlare è l'ex fidanzato di Donatella Grosso indagato per l'omicidio della studentessa di Lingue sparita a trent'anni, e mai più ritrovata, nella notte tra il 26 e il 27 luglio del 1996. Oggi, a distanza di sedici anni, questa intercettazione, insieme ad altre scovate tra gli atti di tre inchieste dall'avvocato della famiglia, Giacomo Frazzitta del foro di Marsala, potrebbe portare a una svolta, dopo due fascicoli per allontanamento volontario aperti dalla Procura di Chieti (la ragazza sparì da Francavilla) e dopo l'ultima inchiesta, per omicidio volontario, aperta dalla Procura di Pescara ma ormai in via di archiviazione. Intercettazioni che sicuramente riaccendono le speranze dei genitori di Donatella, Mario e Tina, che proprio in questi giorni sono tornati davanti alle telecamere per sollecitare una volta di più inquirenti e testimoni. Ad accompagarli, l'avvocato Frazzitta (il legale che segue anche la scomparsa della piccola Denise Pipitone) che non a caso ha chiesto pubblicamente: «Chi sa, parli». Un appello mirato a chi, in quell'estate del 1996, ha vissuto da vicino, seppure indirettamente, l'inizio di un giallo che ancora continua. L'ALTRA FIDANZATA. Decisivo, in questo senso, potrebbe rivelarsi il ruolo dell'altra fidanzata dell'indagato, almeno stando alle conversazioni intercorse e intercettate tra i due dopo la scomparsa di Donatella. Va infatti ricordato che Donatella si era fidanzata con il giovane pescarese pochi mesi prima di quel luglio '96, scoprendo in un secondo momento che il ragazzo aveva un'altra relazione. L'ULTIMA SERA. «Ma allora ti dispiace più per me o per lei?... Allora vieni...» È la sera del 26 luglio. Donatella, secondo il racconto di due vicine di casa, sta parlando al telefono cellulare sotto casa, in via Monte Velino, a Francavilla. Sono circa le 23,30. Intorno alle 23,40, dopo che Donatella risale a casa, le due vicine vedono arrivare una Renault 5 da cui scende un ragazzo che la raggiunge in casa. È il fidanzato con il quale la ragazza all'una di notte, dopo aver chiamato il padre, esce dal portone con un borsone che infila nel bagagliaio di quella Renault 5 e si allontana in auto con il fidanzato. È da quel momento che si perdono le tracce di Donatella, con il fidanzato che dopo aver negato, il 19 agosto davanti agli investigatori ammette di essere uscito quella notte da casa di Donatella per accompagnarla alla stazione all'una del 27 luglio. Una meta mai confermata dalle indagini mentre, questo sì, di quell'ultimo incontro continuano a parlare, anche a distanza di nove anni, il fidanzato e l'altra fidanzata di allora. Intercettazioni scovate dall'avvocato Frazzitta e che, se prese in considerazione dalla Procura, come la famiglia Grosso spera per ritrovare almeno il corpo della loro unica figlia, potrebbero riaprire clamorosi scenari. L'HAI VISTA PER ULTIMO. È maggio del 2005, l'ex fidanzato di Donatella parla con la fidanzata della relazione con Donatella di nove anni prima. La fidanzata: Ma tu l'hai frequentata, dai!» L'indagato: «Sì, ho capito, ma ti sembra che uno perché frequenta una persona dopo dieci anni deve ancora avere la polizia o i carabinieri, che rompono i cogl...». La fidanzata: «Perché sei stato l'ultimo a vederla». L'indagato: «Ho capito però una volta che...» La fidanzata: «Ma possibile che non gli hai chiesto, dove caz... andava?». L'indagato: «Glielo ho già chiesto ma non vuo... non voleva rispondere, non è che stiamo a spiegare per telefono tutte ste cose qua!». La fidanzata: «No... però... la cosa... cioè...» L'indagato: «Maledetto il giorno che ho accettato di accompagnarla, maledetto a me che... aveva capito che voleva buttarsi...». La fidanzata: «Se venivo con te, le cose non su... ti accompagnavo io, poi ritornavamo alla festa». L'indagato: «Ma lo so, ma che discorsi... facevo 23 anni, ero un cogl... è logico, mi rendo conto pure io, per primo di quello che ho fatto, ma basta, non è che uno può pagare all'infinito, perché ha accompagnato una stron...». LA BUTTO GIÙ. Un risentimento che il fidanzato aveva confidato a fine giugno del 1996 a un amico il quale, a ottobre 2003, a 7 anni dalla scomparsa di Donatella, racconta alla Mobile: «A Camerino verso la fine di giugno 1996, (...) evidentemente stressato dal fatto che non riusciva più a controllare la situazione del ménage contemporaneo con le due donne, in quanto Donatella aveva iniziato a prospettargli la rivelazione in pubblico del loro legame ebbe a dirmi: "Mi sa che quella lì (riferendosi a Donatella della quale mi stava parlando) prima o poi la faccio fuori, la butto in un burrone, tanto chi se ne accorge... che ci vuole tanto vado con lei in montagna di notte la butto giù ed è fatta». TI FACCIO FUORI. Dello stesso tenore la testimionianza di un'amica di Donatella che a febbraio del 2004 racconta agli stessi investigatori: «In un'occasione vidi Donatella con dei grossi lividi sul petto. Le chiesi come se li fosse procurati e lei mi disse che (...) l'aveva picchiata. In un'altra occasione mi raccontò che (...) l'aveva minacciata dicendole che le avrebbe spaccato la testa. Ricordo bene che Donatella mi raccontò che (...) le aveva detto a brutto muso: "Prima di partire ti porto in un campo e ti faccio fuori"».
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