Omicidio-suicidio a Spoltore: "Non sopportava la malattia della moglie e di restare solo"
L’analisi dello psicologo Orfanelli sul caso dell'89enne che ha ucciso a martellate la moglie (85) per poi gettarsi nel fiume: "È un delitto programmato spinto dall’angoscia dell’età che avanza e brucia le prospettive"
SPOLTORE. «E’ un classico caso in cui c’è una moglie malata in maniera irreversibile. L’annuncio della morte fisiologica porta il marito a non accettare la solitudine e a decidere di far smettere le sofferenze della moglie e di non assistervi». E’ un cliché, secondo lo psicologo e criminologo Giuseppe Orfanelli, l’omicidio suicidio di ieri a Santa Teresa di Spoltore in cui Domenico Ranalli, 89 anni, ha prima colpito con un martello la moglie malata Eleonora Pierfelice di 85 anni e poi si è suicidato gettandosi nel fiume. Orfanelli, docente all’Aquila e consulente di varie procure, spiega cosa spinge l’uomo a un simile gesto.
Professore, perché il suicidio omicidio di Spoltore è un caso tipico?
«Perché siamo di fronte a una moglie malata: il marito decide di far smettere le sue sofferenze. Alla base, c’è un narcisismo primario in cui diventa più facile sopprimere che accettare di aiutare».
Ranalli, prima di suicidarsi, ha chiamato la figlia e ha chiesto scusa. Perché?
«Chiedere scusa alla figlia spiega che il pensionato aveva piena coscienza del delitto: sapeva di aver fatto una cosa cattiva e si è pentito. Volendo fare una similitudine con un fatto di cronaca recente è come il marito che ha massacrato la famiglia e ha detto: “Datemi la pena più alta”. Evidentemente, però, il pensionato di Spoltore non ha retto, sapeva benissimo che sarebbe stato arrestato e ha deciso di non sopravvivere».
Protagoniste del dramma sono due persone anziane. L’età incide?
«Sì, perché intorno a quell’età si sa di non avere più molte prospettive. Ranalli sapeva che sarebbe rimasto solo e l’angoscia dell’età avanzata e della solitudine l’ha spinto a suicidarsi».
Il pensionato si è gettato nel fiume legandosi e ancorandosi a un albero. Perché questa maniera così elaborata?
«Questa maniera così meticolosa spiega che è stato un suicidio analitico: quello di chi vuole morire a ogni costo e non vuole correre rischi di restare, ad esempio, paralizzato. L’uomo ha voluto la certezza assoluta di morire».
Ranalli girava sempre in bicicletta e si è suicidato con la tenuta da ciclista. Perché?
«Significa che il pensionato voleva morire con quella che era la parte più gratificante della sua vita: si è distaccato dalla vita terrena con ciò che amava di più, il ciclismo. E’ come chi desidera che sulla bara venga messo un oggetto caro. Anche questa scelta dice che l’omicidio suicidio è stato programmato».
La figlia Giuseppina potrà perdonare il padre assassino?
«Alla signora resta un’eredità pesante, la sua è una posizione difficile perché il padre le ha ucciso la madre e la mamma dà la vita. Vivrà sicuramente un periodo di depressione. Riuscirà a perdonare? Non so, bisognerà vedere se la donna è credente o no ma in questo caso la fede è importante».
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