Omicidio ultrà, i testimoni riconoscono tutti i rom

I cinque accusati per l’omicidio Rigante si sono presentati con un nuovo look Capelli rasati, barba e pizzetti spariti, ma sono stati identificati ugualmente

PESCARA. Uno si è tagliato la barba, l’altro il pizzetto, i gemelli si sono vestiti in maniera identica, tutti si sono rasati i capelli a zero, ma non c’è stato niente da fare. Tutti i testimoni hanno confermato quello che avevano detto agli agenti della Mobile: sono Massimo, Angelo, Domenico, Antonio e Luigi Ciarelli le cinque persone che la sera del primo maggio sono arrivate in piazza Grue e sono piombate nella casa di via Polacchi per un raid punitivo contro Antonio Rigante. Un assalto finito con l’omicidio del gemello di Antonio, Domenico Rigante, 24 anni, ultrà del Pescara e padre di una bimba.

L’assalto. La storia comincia alle 21.45 del primo maggio. Antonio Rigante è a casa di amici, in via Polacchi, a vedere la partita del Napoli insieme al gemello Domenico. Il telefono di Antonio squilla: è un amico che gli dice di stare attento perchè Massimo Ciarelli lo sta cercando. Proprio la sera prima Antonio e il rom hanno litigato in via delle Caserme, il sospetto è che Ciarelli voglia vendicarsi. Antonio esce in strada, va in piazza Grue per incontrare l’amico che gli ha telefonato, vuole saperne di più. Ma in piazza piombano un’auto e uno scooterone con a bordo almeno cinque rom.

La fuga Antonio capisce tutto e scappa verso casa. I rom lo inseguono, entrano a ruota dietro di lui nella casa di via Polacchi. Il commando, dicono i testimoni, ha due pistole: una la impugna Massimo, l’altra Luigi. Antonio si nasconde sotto il letto, nell’appartamento scoppia il finimondo. Massimo Ciarelli, ricostruiscono i testimoni, spara. Ferisce a morte Domenico Rigante, che poco prima di perdere i sensi dice ai soccorritori il nome del suo assassino. Nel giro di qualche giorno Massimo Ciarelli si costituisce. Il 9 maggio gli uomini della squadra mobile di Pierfrancesco Muriana, grazie alle testimonianze di nove persone, arrestano con l’accusa di omicidio anche i presunti complici: sono Luigi Ciarelli e i suoi fratelli gemelli Antonio e Angelo, cugini di Massimo, e il nipote Domenico Ciarelli.

Il riconoscimento. Poco dopo gli arresti il pm Salvatore Campochiaro chiede che le testimonianze che incastrano i cinque Ciarelli siano cristallizzate con un incidente probatorio. Ed è proprio per fare il confronto all’americana disposto dal gip Maria Michela Di Fine che ieri mattina testimoni e indagati si sono ritrovati in questura, separati solo da un vetro.I cinque rom sono sfilati davanti agli occhi dei testimoni e della famiglia Rigante, nascosti dal vetro riflettente. Ogni indagato aveva accanto altre due persone che gli somigliavano, in modo da rendere più difficile l’identificazione.

Cambio di look. I cinque, tra l’altro, dal primo maggio ad oggi hanno cambiato look. Tutti si sono presentati con i capelli rasati a zero, qualcuno ha fatto sparire il pizzetto o la barba, i due gemelli si sono vestiti in modo identico.

Ma i testimoni li hanno riconosciuti lo stesso. Tutti e senza esitazioni hanno confermato quello che avevano detto ai poliziotti. E chi aveva detto di aver visto le due pistole in mano a Luigi e Massimo Ciarelli ha nuovamente confermato anche questo dettaglio.

A riconoscere i presunti assassini del fratello c’era anche Antonio Rigante. Il fratello della vittima nel riconoscere uno dei due gemelli, Angelo, ha avuto un attimo di titubanza e chiesto al gip di poter fare entrare anche l’altro gemello. E solo a quel punto ha indicato con sicurezza Angelo Ciarelli.

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