PESCARA

Omicidio Willy, uno degli assassini in carcere segue i corsi del Manthoné

Marco Bianchi, condannato a 24 anni col fratello Gabriele, è al San Donato È stato ammesso a frequentare il quarto anno all’interno del penitenziario

PESCARA. Partecipa ai laboratori, al coro e alle messe e, adesso, anche alle lezioni scolastiche che l’istituto tecnico commerciale e per geometri Aterno-Manthoné tiene per i detenuti nel carcere di San Donato. Si tratta di Marco Bianchi, da circa sette mesi rinchiuso nel carcere pescarese, perché accusato con il fratello Gabriele dell’omicidio del 21enne di origini capoverdiane Willy Monteiro Duarte, ucciso a calci e pugni a Colleferro il 6 settembre del 2020.

Quella notte, il giovane fu picchiato a morte per aver tentato di aiutare un compagno di scuola preso di mira poco prima dai due Bianchi e da altri due ragazzi, Mario Pincarelli e a Francesco Belleggia. Willy venne raggiunto dai quattro giovani che lo presero a calci e a pugni fino a lasciarlo esanime sull’asfalto per poi fuggire in macchina. Lo scorso luglio, il processo d’Appello ha confermato le condanne a 21 e 23 anni per Pincarelli e Belleggia, portando l’ergastolo inflitto a Gabriele e Marco Bianchi a 24 anni, dopo avergli riconosciuto le attenuanti generiche.

Adesso, in carcere a Pescara, Marco Bianchi ha manifestato la volontà di riprendere e concludere gli studi, chiedendo di frequentare il quarto anno nella sezione Carcere che l’istituto tecnico commerciale e per geometri Aterno-Manthonè ha avviato ormai da dieci anni. Una richiesta accolta, e per la quale Bianchi tornerà a studiare per ottenere il diploma. Per come maturò e per il ragazzo che era Willy, morto per difendere un amico, l’omicidio ebbe grande risonanza.

Un mese dopo, a ottobre del 2020, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito la medaglia d'oro al Valore civile in ricordo di Willy: «Con eccezionale slancio altruistico e straordinaria determinazione, dando prova di spiccata sensibilità e di attenzione ai bisogni del prossimo, interveniva in difesa di un amico in difficoltà, cercando di favorire la soluzione pacifica di un’accesa discussione. Luminoso esempio anche per le giovani generazioni, di generosità, altruismo, coraggio e non comune senso civico, spinti fino all'estremo sacrificio». (s.d.l.)