Palazzo residenziale al posto dell'ex hotel

L'impresa Barile (foto: il titolare) vince ricorso contro il Comune, abbattuti i vincoli turistici in via Gran Sasso. Un pronunciamento che rischia di ridisegnare i contorni urbanistici della città

FRANCAVILLA. Il Consiglio di Stato abbatte i vincoli turistici su una palazzina in via Gran Sasso, agevola la trasformazione da «uso case e appartamenti vacanze» a «uso civile abitazione» e con una sentenza che fa da apripista, rischia di ridisegnare i contorni urbanistici della città.

Obbligando di fatto il Comune a riesaminare e ridefinire i vincoli apposti su molti edifici, ex hotel, di Francavilla. A sparigliare le carte è il ricorso, presentato dagli avvocati Sabatino Ciprietti e Laura Teti per conto dell'imprenditore Raffaele Barile, al quale i giudici amministrativi d'appello hanno riconosciuto anche un rimborso - a carico dell'amministrazione francavillese - di tremila euro per le spese del doppio grado di giudizio.

Il caso affonda le radici nel primo no del Comune di Francavilla, datato 23 gennaio 2008, al cambio di destinazione d'uso. La Barile srl ricorre al Tar: fa presente di avere a suo tempo ottenuto l'autorizzazione a trasformare un albergo in casa vacanze e di avere chiesto un ulteriore cambio in «uso abitazione» senza modifiche degli oneri, ottenendo però un diniego dal Comune sulla scia di quanto già disposto nel permesso a costruire del 6 gennaio 2006, quando era sindaco Roberto Angelucci.

Nel ricorso i legali dell'imprenditore evidenziano che il fabbricato, prima di essere trasformato in albergo, era adibito ad abitazione civile e che si colloca in una zona totalmente residenziale. Non sussiste più il vincolo alberghiero, spiegano nel ricorso, specie alla luce della «comprovata non convenienza della gestione di strutture turistiche (a cui lo stesso Comune ha destinato un'altra zona del territorio comunale»), come previsto anche dalla legge regionale 28 aprile 1995.
E ancora, aggiungono gli avvocati: i principi in materia urbanistica consentono unicamente di porre vincoli di zonizzazione e non di destinazione, tanto più che l'area - alle spalle di piazza Angelucci - risulta totalmente residenziale e che il vincolo riguarda un singolo edificio.
Il Tar difende l'operato del Comune e dà torto a Barile ritenendo che la norma regionale del '95 sulla rimozione del vincolo fosse applicabile alle residenze di campagna e non contemplasse il mutamento d'uso sollecitato dall'imprenditore.

Ma in appello le motivazioni dell'impresa fanno centro. Il Consiglio di Stato di Roma annulla il provvedimento del Tar Abruzzo nel quale, recita la motivazione, «facendo un mero riferimento alla destinazione d'uso contenuta nel precedente permesso di costruire n. 198 del 2006 e quindi alla situazione di fatto preesistente, è stato sostanzialmente eluso ogni accertamento in merito all'attuale persistenza del vincolo alberghiero». Tale profilo, sottolineano i giudici, rappresenta, tuttavia, la questione centrale della vicenda, sulla quale «né l'amministrazione né il Tar si sono adeguatamente soffermati».

I giudici della capitale richiamano una sentenza della Corte costituzionale, che ha stabilito la «intrinseca natura temporalmente limitata dei vincoli per l'uso alberghiero di un immobile». Vincoli che hanno ragione di esistere solo in caso di «esigenze concrete» e che «sono destinati naturalmente ad affievolirsi». In caso contrario, infatti, introdurrebbero discriminazioni che violerebbero il principio di uguaglianza.

Il Consiglio di Stato, dunque, ritiene che il Comune di Francavilla possa autorizzare la cancellazione del vincolo quando sia stata accertata l'impossibilità o la mancata convenienza economica-produttiva della destinazione, subordinando la cancellazione alla revoca dell'autorizzazione di variazione della destinazione d'uso, con conseguente ripristino di quella originaria. Un principio di diritto, concludono i giudici, da applicare per tutte le residenze e non solo a quelle agricole. Di qui, l'accoglimento del ricorso di Barile e la condanna del Comune.