Paura a Brittoli: si ritrova il ladro dentro casa

Lunedì scorso, un’altra casa a Brittoli è stata svaligiata e nella stessa serata di venerdì, gli stessi ladri hanno forzato e messo a soqquadro la casa della sorella di Di Sano, proprio accanto alla sua
BRITTOLI. Si è ritrovato faccia a faccia con il ladro dentro casa mentre, scalzo, si era alzato dal letto per vedere da dove provenissero i rumori che avevano svegliato la moglie incinta. Inizia così l’incubo in cui si è ritrovato venerdì sera Antonio Di Sano, con la famiglia titolare dell’omonimo oleificio di Brittoli. A raccontare quei momenti drammatici è proprio lui, dopo aver riferito già tutto ai carabinieri che indagano sull’episodio. Una vicenda che poteva degenerare in maniera drammatica e che testimonia anche la naturalezza con cui i ladri vanno a saccheggiare le abitazioni più isolate della provincia. Lunedì scorso, un’altra casa a Brittoli è stata svaligiata e nella stessa serata di venerdì, gli stessi ladri hanno forzato e messo a soqquadro la casa della sorella di Di Sano, proprio accanto alla sua. «Abitiamo in villette a schiera vicine», racconta Di Sano, «venerdì mia sorella era a cena da mio padre, mentre io e la mia compagna stavamo dormendo, e per questo eravamo al buio. Evidentemente hanno pensato che eravamo riuniti tutti da una parte e pensando che anche a casa nostra non ci fosse nessuno, sono entrati come se niente fosse».
Mancava circa un quarto d’ora alle dieci, «io mi ero addormentato da poco, la mia compagna, accanto a me, mi ha svegliato dicendomi che sentiva dei rumori di sotto. In quel momento pensavo che fosse il cane fuori, davanti al portone, e sono andato nell’altra stanza per affacciarmi dal balcone e controllare. Ma in quel momento mi ha chiamato la mia compagna, urlando che c’era uno sconosciuto che saliva lungo le scale con una lampadina accesa. Mi sono precipitato lì e ci siamo trovati faccia a faccia. Aveva il passamontagna, i guanti, era vestito tutto di scuro, alto circa un metro e 80, per 80-90 chili. Come mi ha visto, ha preso il mobiletto che sta lì nell’anticamera e me l’ha buttato addosso. Io l’ho spinto, poi lui, forse anche per intimorirmi, ha sbattuto su quel mobiletto il ferro che aveva in mano, forse un piede di porco, di circa 40 centimetri. Stavo per reagire di nuovo, ma lui ha iniziato a urlarmi in faccia, senza dire parole, ma solo versi, e poi è scappato per le scale».
«Io», va avanti Di Sano, «ho provato a stargli dietro, ma ero scalzo, ho avuto il tempo di vedere che quando è uscito dalla finestra c’era un altro con il passamontagna, un po’ più smilzo, che non sapeva neanche bene dove scappare, ma alla fine sono scappati entrambi di corsa, a piedi». Una scena difficile da dimenticare, anche se, come confida Di Sano, la stessa cosa gli era successa da ragazzino: «Ero piccolino, mi sono trovato nella stessa situazione, ma stavolta ho provato a fermarli». Da quanto ricostruito, i due erano entrati forzando la porta finestra della cucina, che sta sul retro, e la stessa cosa avevano fatto nella vicina villetta a schiera della sorella dove, dopo aver rovistato tutto, sono riusciti a portare via solo qualche spicciolo. «Il fatto è», dice amareggiato Di Sano, «che succederà ancora, perché dove trovano case sparse come le nostre, qui in contrada San Giuseppe, vanno sul sicuro, non hanno paura di niente. Oltretutto siamo sulla provinciale e scappare è un attimo. E pure gli allarmi o la videosorveglianza servono a poco: se vogliono entrano e basta, ti addormentano, fanno quello che vogliono. Purtroppo c’è poco da fare». E infine: «A cosa pensi in quei momenti? Io ho pensato solo a proteggere la mia compagna, incinta al quarto mese».
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