‘Per una nuova Rancitelli’ sulla laurea di Virginia Spinelli: «Un segnale di speranza, un esempio da seguire»

Parla la presidente del comitato, Francesca Di Credico: «Ho provato un’emozione fortissima». La nostra intervista
PESCARA. Francesca Di Credico, presidente del comitato “Per una nuova Rancitelli”, ha sempre creduto in Virginia Spinelli. È stata lei a incoraggiarla quando, nel 2019, tra la necessità di trovare un lavoro e la voglia di studiare, provò a farle capire che la seconda alternativa non avrebbe escluso l’altra. E ieri, a Chieti, non si è persa la discussione della tesi: «Ho provato un’emozione fortissima», dice. «A Pescara è la prima donna rom laureata».
Che significato assume il traguardo raggiunto da Virginia nel quartiere Rancitelli?
«È di sicuro un segnale molto importante, di speranza, una goccia nell’Oceano, perché le donne rom sono spesso sottomesse e non inseguono i propri sogni».
Pensa che l’esempio di Virginia possa essere uno stimolo per cambiare?
«Lo spero, ma è difficile. Forse le sue coetanee non si rendono conto della sua conquista, della grande forza d’animo e della voglia di andare controcorrente. Lo studio viene visto come un traguardo difficile da queste parti. Una mentalità ancora troppo radicata nei rom. Ecco perché Virginia dovrebbe andare nelle scuole, parlare, raccontare la propria storia. Non solo, dovrebbe provare a portare il suo esempio negli spazi aggregativi del quartiere Rancitelli. Sono pochi, ma dobbiamo rivitalizzarli, anche grazie al suo aiuto.
Lei dice che ha bisogno di andare via adesso, ma tornerà...
«Sì ed è giusto così. Ha dei progetti in mente, quindi tornerà con un bagaglio ricco di esperienze e strumenti utili da queste parti».
Anche lei è tornata da poco. Com’è adesso il quartiere?
«Non si direbbe, ma in realtà ci sono diverse coppie giovani, che hanno scelto di vivere qui. Mancano, però, i servizi e gli spazi di cui parliamo sono pochissimi. Quelli che ci sono, tra l’altro, non aprono. Basti pensare al parco di via Tavo. Bene ha fatto l’amministrazione ad affidarlo alle associazioni, ma è sempre chiuso. Io sono tornata da poco. Ho ancora gli scatoloni in casa. Nel fine settimana, però, vorrei portare mia figlia al parco. Temo di trovarlo chiuso. Non resterò in silenzio, perché chi sceglie di vivere in una zona di periferia ha il diritto di trascorrere del tempo vicino casa, senza timori. Non siamo cittadini di serie B. Il degrado e l’abbandono si possono combattere».
Il comitato tornerà a essere attivo?
«Sì. Partirò proprio da Virginia, magari organizzando un incontro che parla della sua tesi sulla dispersione scolastica, per far arrivare il messaggio di rinascita e di libertà».
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