Perito grafologo assolto dal falso

Scagionato il consulente del tribunale Giancarlo Vittozzi La sentenza: possedeva davvero i requisiti per la professione

PESCARA. Non era un falso grafologo, non ha ingannato il tribunale di Pescara e può continuare a lavorare da consulente. È stato assolto Giancarlo Vittozzi, 62 anni, perito del tribunale che si occupa di dirimere contenziosi: pagamenti attestati da sottoscrizioni, consulenze per la procura e, complessivamente, una quarantina di casi al tribunale civile.

Vittozzi, assistito dall’avvocato Gaetano Mimola, era finito al centro di un’inchiesta del pm Silvia Santoro: per l’accusa, Vittozzi «avrebbe attestato falsamente davanti ai giudici e ai pubblici ministeri di essere grafologo forense e di possedere tutti i requisiti per l’iscrizione all’albo dei consulenti e periti presso la Camera di Commercio di Pescara». Alla luce della sentenza, dice l’avvocato, Vittozzi è «a tutti gli effetti e legittimamente un grafologo e, come tale, lavora come consulente del tribunale».

Il caso, sollecitato dall’avvocato Tania Mantero Mortillaro, era partito da un esposto su una perizia per il mancato pagamento di forniture edili e per la verifica dell’autenticità di una sottoscrizione. «Sono state del tutto smentite le illazioni», continua l’avvocato, «e si è dimostrata errata e fuorviante l’ampia analisi della questione svolta dalla Mantero Mortillaro che pure si è posta al comando della crociata intrapresa contro Vittozzi, tanto sulla stampa quanto nelle aule del tribunale di Pescara». Secondo l’accusa, Vittozzi avrebbe esercitato la professione di grafologo senza seguire un percorso di studi adeguato: «Alla luce di quanto emerso dalle carte processuali, dalle indagini svolte e dai documenti acquisiti agli atti del giudizio», spiega Mimola, «non v’è proprio alcun bisogno, ai fini dello svolgimento della professione di grafologo di quei “titoli” e di quel “percorso di studi” richiesti a gran voce dalla Mantero Mortillaro, quali inderogabili presupposti per ricoprire detto ruolo. Tanto è vero», prosegue la difesa di Vittozzi, «che la pubblica accusa chiedeva, all’esito del giudizio abbreviato instaurato a carico del mio assistito, la sua assoluzione». Vittozzi è stato assolto dalla giudice Mariacarla Sacco perché «il fatto non costituisce reato».

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