Pescara, bolletta Aca da 29mila euro: pignorate casa e pensione

20 Novembre 2014

Il caso riguarda tre anziani residenti in una casa popolare di via D’Avalos. Contestato il consumo di 13.800 metri cubi di acqua in tre anni e mezzo

PESCARA. In tre, in una casa di 60 metri quadrati, avrebbero consumato 13.800 metri cubi di acqua in tre anni, più di 12mila litri al giorno, maturando una bolletta di 24.914,42 euro, oggi lievitati (tra interessi e spese) a 28.774,84 euro. Un consumo e una cifra spropositati secondo gli anziani inquilini dell’alloggio Ater (ex Ina) di via D’Avalos che dal 2010 stanno combattendo contro l’Aca e contro l’arroganza della burocrazia, entrata a gamba tesa nelle loro vite al punto da cercare di togliergli casa e pensione, con l’ipoteca sulla prima (a dicembre 2012) e il pignoramento della seconda (a giugno di quest’anno).

Un caso su cui, dopo l’associazione dei Consumatori di Pescara che per due anni ha sollecitato un chiarimento con l’Azienza consortile acquedottistica, si sta interessando il Movimento per la difesa del cittadino di Ortona che, contattato da un familiare dei tre inquilini, stravolti dall’angoscia, ha avviato una richiesta di sospensione della procedura in corso, deciso a dimostrare l’assoluta infondatezza di quella fattura stratosferica, incongrua rispetto alle fatture successive ricevute dallo stesso utente. Fatture di circa 170 euro a semestre per una media di 180 metri cubi di acqua consumati negli stessi sei mesi.

«Bastava fare un raffronto con le fatture emesse successivamente a quella da 25mila euro», fanno notare dal Movimento, «come è stato richiesto più volte all’Aca, per dimostrare l’inconguità e l’infondatezza della richiesta. E invece no, anzi».

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Invece l’Aca, come riferisce l’associazione, tra ottobre e novembre del 2012 va a sostituire il contatore, presunto colpevole dei dati sballati, senza dire nulla all’utente che intanto cercava in tutti i modi di dimostrare l’assurdità della richiesta. Una sostituzione che peraltro avviene dopo che un tecnico inviato dall’Aca aveva verificato che quel contatore girava a vuoto. Un guasto, dunque? Per l’Aca no, per l’Aca il contatore non era rotto ma, presumibilmente, il rubinetto non veniva correttamente chiuso. Dunque, secondo l’Aca, il consumo, 13.800 metri cubi di acqua, c’è stato e va saldato.

Il periodo va da ottobre 2006 a marzo del 2010, da quando cioè nel 2006 l’Aca è subentrata all’Ater nella gestione dell’acqua anche per le case popolari. Fino a quel momento, la signora intestataria dell’alloggio (invalida civile al 50 per cento che per questo abita con la sorella e il cognato), pagava 30 euro al mese, circa 400 euro all’anno, in cui erano comprese anche le spese per l’Enel, l’autoclave e il verde. Ma l’avvento dell’Aca, sostiene il Movimento, non viene formalizzato con i singoli utenti che, nel caso della famiglia in questione, si vede recapitare di punto in bianco a luglio del 2010 la prima fattura. Tre anni e mezzo di acqua, da ottobre 2006 a marzo 2010 in cui l’Aca gli chiede circa 25mila euro. L’utente, sotto choc, si rivolge all’ufficio Consumatori di Pescara che per un anno chiede all’Aca un chiarimento che non arriva. Si invita la Soget, nel frattempo, ad astenersi da qualunque azione prima di arrivare alla conciliazione che invece non si risolve. Al contrario la situazione precipita, con i tre pensionati che si trovano con l’iscrizione ipotecaria dell’appartamento e poi, cinque mesi fa, con il pignoramento della pensione. «Neanche una ditta di autolavaggio», fa notare il Movimento difesa del cittadino che assisterà la famiglia in Tribunale, «arriva a spendere tanto. Da fatture prodotte nel ricorso, dimostriamo che in un anno un autolavaggio paga, di acqua, circa 1.200 euro».