centro nel degrado

Pescara, furto con la "spaccata" alla boutique Italiani

I ladri hanno portato via un giubbotto e qualche accessorio. La rabbia dei proprietari della storica boutique di corso Umberto: "Gestione assente e scellerata delle ultime amministrazioni"

PESCARA. Hanno sfondato la vetrina di Italiani, la storica boutique da uomo in corso Umberto, solo per arraffare un giubbotto Gucci e qualche portafogli dello stesso marchio. Nessuna banda organizzata o furto su commissione, ieri notte, ma l’azione di qualcuno che ha quasi agito d’impulso, tanta la voglia di impossessarsi di quei pezzi pregiati e, al tempo stesso, di sfidare controlli e forze dell’ordine. Ieri mattina, a dare l’allarme, sono stati i titolari della boutique, i fratelli Luca e Giovanni Italiani che hanno immediatamente allertato la polizia. E dopo un primo sopralluogo in cui si era ipotizzato che i ladri avessero agito con un’ascia, gli stessi poliziotti coordinati dal capo della Volante Dante Cosentino hanno ricostruito che invece era stato utilizzato un tombino, preso in zona dai ladri per sfondare la vetrina e poi ritrovato e sequestrato.

Un episodio che, se da una parte non ha causato gravi perdite ai titolari che hanno griffe importanti come Prada e Gucci , appunto, ha però rinforzato il sentimento di rabbia e impotenza di chi in centro ci lavora da generazioni «e mai», come riferiscono i fratelli Italiani che hanno ereditato dal papà l’attività aperta dal nonno, «si era arrivati al degrado e all’abbandono di questi anni».

«Ormai il declino della città è sotto gli occhi di tutti», si sfoga Luca Italiani. «Se qualcuno, alle tre di notte, si è sentito libero di sfondare una vetrina in pieno centro, significa che la città non è più sicura, che siamo all’abbandono, al degrado più totale. E questo si percepisce anche da piccoli particolari, come il vaso all’incrocio tra corso Umberto e via Battisti spostato da mesi per le bancarelle di formaggio e mai più risistemato. Si percepisce dalle aiuole in totale abbandono qui davanti, dal pavimento che non viene risistemato, dalla panchina rotta che invece di essere aggiustata viene tolta e basta. Ma così non si va da nessuna parte», prosegue luca Italiani, «ed è questa situazione, non la crisi, a spiegare i tanti abbandoni che ci sono stati tra corso Umberto e piazza Salotto, in quella zona che dovrebbe rappresentare la parte formale della città, delle boutique e delle gioiellerie, e non delle grandi catene che sono solo il doppione di quello che si trova nei centri commerciali. È chiaro che in questa situazione si fa fatica a resistere, ma se continua quest’assenza da parte degli amministratori saremo costretti ad alzare bandiera bianca anche noi come altri marchi importanti che hanno già chiuso. E che il Comune la smettesse di dire che non ci sono soldi e di parlare di predissesto: non è una questione di soldi ma di sensibilità e attenzione a ripristinare il decoro che non c’è più e che rischia di far sparire i brand importanti che in questi anni di crisi hanno selezionato le città in base a criteri che Pescara sta perdendo. Stiamo assistendo alla trasformazione dell’identità di Pescara, che sta diventando un paese in cui gli amministratori, ad esempio, hanno consentito che a Natale lungo il Corso ci fossero i cartelloni pubblicitari dei centri commerciali. Ma ci rendiamo conto? Non c’è una logica, e questo vale per l’amministrazione attuale, totalmente assente, e per quella precedente, altrettanto scellerata».

(s.d.l.)

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