delitto bottega

Pescara, ha ucciso la moglie, la fa franca ancora

Morrone salvato dalla prescrizione del reato anche in Corte d’appello. La procura aveva chiesto 30 anni di reclusione per l'omicidio consumato nel 1990

PESCARA. Il delitto di Teresa Bottega, la donna di Santa Teresa di Spoltore all’epoca dei fatti 35enne, resta impunito e il marito, Giulio Cesare Morrone, reo confesso dell'omicidio dopo ben ventidue anni, continuerà a essere un uomo libero. Per la seconda volta, l'uxoricida è stato salvato dalla prescrizione. Ieri, infatti, anche la Corte d'appello dell'Aquila non ha riconosciuto la sussistenza dell'aggravante ulteriore speciale dei futili motivi e, quindi, il reato è stato dichiarato prescritto. Un verdetto beffardo per le sorelle di Teresa, Lucia e Maria Pia, ieri presenti in aula, e analogo a quello emesso l'8 novembre 2013 dal gup del tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea.

A differenza del giudice di primo grado, la Corte aquilana ha considerato inapplicabili le attenuanti generiche e ritenuto l'omicidio aggravato perché commesso in danno della moglie. Il pg ha chiesto che venisse riconosciuta l'aggravante dei futili motivi e di conseguenza la condanna a 30 anni di reclusione, cioè all’ergastolo con lo sconto per la scelta dell'imputato, difeso dall'avvocato Mirco D'Alicandro, di essere giudicato con il rito abbreviato. La Corte ha però deciso diversamente e i familiari di Teresa, assistiti dall'avvocato Ernesto Torino Rodriguez, devono fare i conti con i tecnicismi di una giustizia che mal si sposa, in questo caso, con le ragioni del cuore e il dolore di chi non ha neanche una tomba dove piangere una persona cara. Il corpo di Teresa, uccisa in casa dal marito al culmine di una delle tante liti che segnavano il loro rapporto e gettata poi in un canale a Bondeno, in provincia di Ferrara, non è, infatti, mai stato ritrovato. La breve vita di Teresa venne spezzata nel 1990 quando la donna sparì misteriosamente senza lasciare alcuna traccia, abbandonando, apparentemente, due figli e il marito. Il caso venne prima archiviato come scomparsa volontaria e poi riaperto nel 2012 grazie al senso civico e di giustizia di un testimone indiretto del fatto, il commercialista Sergio Cosentino, che si rivolse alla Squadra mobile di Pescara, guidata dal dirigente Pierfrancesco Muriana. Cosentino in quella circostanza riferì alla polizia la confidenza del sacerdote, don Giuseppe Femminella, a cui Morrone - fuori dal sacramento - aveva rivelato di aver ucciso la moglie nel 1990. La polizia riaprì quindi le indagini e Morrone, messo alle strette, confessò l'omicidio, un segreto terribile custodito per tanti anni. Bisognerà ora attendere il deposito delle motivazioni per conoscere gli elementi che hanno determinato la decisione dei giudici della Corte d'appello e che consentono a Morrone di evitare il carcere e assaporare la vita, quella vita invece negata a Teresa, che non ha avuto neanche una degna e umana sepoltura.

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