Pescara, il Gruppo Ferri evita il crac: salvi 77 posti di lavoro

18 Aprile 2013

Ok del tribunale al piano proposto dall’azienda di elettroforniture per saldare i creditori

PESCARA. Il gruppo Ferri Elettroforniture sventa il fallimento e salva 77 posti di lavoro distribuiti non solo a Pescara e nell’area metropolitana, ma anche a Termoli, Avezzano e nelle Marche. La notizia arriva dall’avvocato Guglielmo Flacco, esperto in diritto fallimentare e societario che con il commercialista Maurizio Tambascia ha seguito il ricorso per l’ammissione alla procedura di concordato omologato per conto del gruppo e in particolare della rappresentante legale Simonetta Ferri.

Una sorta di piano in cui l’azienda si impegna a saldare i creditori entro un certo limite di tempo e una determinata percentuale, indicando anche come e dove reperirà i fondi necessari. «La buona notizia», spiega il legale, «è proprio che il Tribunale di Pescara ha ritenuto congrua la proposta del gruppo Ferri, omologando il concordato ed evitando, così, il fallimento dell’azienda e la conseguente perdita di 77 posti di lavoro».

In sostanza, secondo quanto si legge nel decreto, srl Ferri elettroforniture si impegna alla «soddisfazione integrale dei crediti assistiti da cause di prelazione sui beni della società, nel termine massimo di 48 mesi dalla omologazione, alla soddisfazione dei crediti chirografi» (vale a dire dei crediti non assistiti da alcun tipo di garanzia tipo ipoteca o fideiussione) e indica il reperimento delle risorse necessarie. In questo caso mediante l’incasso dell’affitto (con opzione di acquisto) del ramo di azienda stipulato con Ferri Com srl (di cui il principale azionista è la Elettroveneta spa con una partecipazione della Ferri holding); mediante la vendita di due immobili di proprietà della società, vale a dire i due capannoni industriali di Sambuceto e via Raiale; la vendita delle partecipazioni societarie; l’incasso dei canoni di locazione dell’immobile di via Raiale e quello dell’affitto del ramo di azienda; e ancora mediante la vendita del magazzino a Ferri com srl; mediante l’incasso dei crediti prudenziali e la messa a disposizione della liquidità di cassa. Un piano che, secondo quanto riferito dal legale, porterebbe a mettere insieme più della metà dei 27 milioni a cui ammonta il debito, con circa cento creditori, che Ferri Elettroforniture avrebbe accumulato per i problemi di liquidità causati da questi anni di crisi che, tenendo ferma l’edilizia, avrebbe avuto conseguenze anche sull’azienda che ha fatto delle elettroforniture la sua principale attività produttiva.

«La famiglia», sottolinea Flacco, «ha messo a disposizione tutto il proprio patrimonio per far fronte a questo debito e per salvaguardare i propri lavoratori, un atto di onestà imprenditoriale». Un piano che, prima del Tribunale è stato accettato dai creditori , sotto la vigilanza del Tribunale e dei commissari giudiziari nominati dallo stesso Tribunale.

(s.d.l.)

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