Pescara, il vigile assenteista vuole riassunzione e risarcimento

Confinato a Francavilla da luglio, il maresciallo Solari si sfoga dopo l’ultimo no del gip alla libertà: ma io non mollo

PESCARA. «Che aspettano, che mi suicido? Ma se vogliono la mia vita devono venirsela a prendere, perché io non mollo. Devo fare la mia guerra».

Pasquale Solari, il maresciallo della polizia municipale arrestato lo scorso luglio dalla Finanza per truffa pluriaggravata dopo che la Finanza l’ha fotografato e ripreso mentre giocava ai videopoker o andava a pesca durante l’orario di lavoro, e poi licenziato in tronco dall’amministrazione comunale, da allora è sempre lì. A Francavilla, dove abita.

Prima perché è stato due mesi ai domiciliari e poi perché, dopo aver ottenuto l’obbligo di dimora a ottobre, prima di Natale ha dovuto incassare il no del gip di Chieti, Luca De Ninis, a revocargli (su istanza presentata dal suo avvocato Massimo Solari) anche questa misura cautelare. Negandogli, di fatto, la definitiva libertà per cui anche il pm Lucia Campo aveva dato l’ok. Una batosta per il pur battagliero Solari che da sei mesi, dice, non percepisce stipendio: «Così mi impediscono di muovermi, di andare a Pescara quando invece dovrei andare all’Inps per vedere a che punto sta il Tfr che mi avevano annunciato nel giro di due mesi, e per andare al sindacato a capire qual è la mia situazione, e poi per guadagnarmi un pezzo di pane. Senza percepire un centesimo come vivo?».

Una vicenda, la sua, che non riesce a impietosire chi non smette di indignarsi davanti al fenomeno dei furbetti del cartellino, smascherati a centinaia, negli ultimi mesi, in giro per l’Italia. Ma il punto è tutto qui: il maresciallo Solari non si sente un furbetto: «Il mio lavoro l’ho sempre fatto, ma gestendomi da solo il turno al parco D’Avalos dove per anni ci sono stato solo e sempre io. E non come adesso che al mio posto ci hanno messo quattro persone».

Ed ecco perché adesso, oltre alla libertà di movimento, che pure gli è stata negata, vuole essere risarcito per i danni morali, alla persona e di immagine causati dalla gogna mediatica in cui è finito «fino in Germania», come racconta. E, a sorpresa, vuole tornare al lavoro. È su questo, infatti, che sta lavorando l’avvocato Pasquale Provenzano che dopo aver impugnato il licenziamento, sta preparando il ricorso davanti alla commissione provinciale del lavoro e al giudice del lavoro per annullare il licenziamento. Puntando a ottenere il risarcimento quando e se il maresciallo sarà rientrato in servizio. Nell’attesa, Solari è un fiume in piena, pronto a rivolgersi al presidente della Repubblica, al Csm e al ministro di Giustizia. Perché in questi mesi non solo è dimagrito 30 chili, non solo ha pensato durante i domiciliari di farla finita, ma ha rimuginato a lungo su come e perché è andata così. «Intanto», si chiede sventolando la minuta che gli hanno notificato il 22 ottobre scorso, «perché mi hanno licenziato se nella scheda di valutazione di quest’anno, firmata dal comandante, i miei voti sono in regola come capacità organizzativa, di collaborazione e come flessibilità? Nella commissione disciplinare c’era anche il comandante che ha scritto quelle cose e che poi, con gli altri componenti, mi ha licenziato in tronco senza alcuna sentenza, senza nessuna verifica. Perché poi, le indagini sono state avviate sulla base di esposti anonimi, e non si poteva fare. E poi perché se ne occupa la Procura di Chieti, quando il reato sarebbe stato consumato a Pescara? La verità è che non vogliono che torni a Pescara, e mi tengono così, mentre c’è chi con reati ben peggiori se ne va in giro libero. E pensare», dice ancora, «che ad agosto 2015 avevo chiesto a Maggitti di spostarmi, volevo andare alla mobilità, perchè dopo tanti anni a ripulire il parco da tossicodipendenti, zingari e spacciatori non ne volevo più sapere. A novembre mi disse che c’era un’indagine della Finanza su di me: aspettiamo che finisce e ti sposto».

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