Pescara, laureati e senza lavoro chiedono aiuto alla Caritas

Il Centro di ascolto presenta i dati di quest’anno sull’assistenza ai bisognosi. Richieste da 1.800 le famiglie, ma la crisi colpisce anche i giovani con titoli di studio

PESCARA. Il termometro della Caritas dice che la crisi economica non molla, come accade altrove, il territorio della Diocesi Pescara-Penne. Le persone che vanno a chiedere aiuto al Centro d’ascolto di via Monti nel primo semestre di quest’anno sono state 1.794, di cui la parte del leone, si fa per dire, l’ha fatta Pescara, con 1.522 persone (l’84,22% del totale) che hanno bussato alla porta per chiedere vitto, alloggio, un lavoro, denaro, cure sanitarie e altro ancora per andare avanti. Mentre l’anno scorso i freddi numeri dicono che in dodici mesi sono stati in 2.226 a chiedere aiuto.

E dunque, se il trend dei primi sei mesi di quest’anno dovesse mantenersi inalterato, l’aumento dei poveri sarebbe di 1.362 unità in più alla fine del 2014, con una percentuale del 62% di incremento. Cifre che dicono molto sull’impoverimento di tutto il territorio pescarese, di cui Pescara prende quasi tutta la torta.

Ma non si pensi che l’aumento sia dovuto ad un maggior afflusso di stranieri in città, poiché, in controtendenza con i dati nazionali, a Pescara gli italiani che si mettono in fila per un aiuto dalla Caritas sono il 59,9% del totale, mentre il dato nazionale, nel 2013, diceva che su tutto il Paese i connazionali erano il 38%.

Anzi, gli stranieri che hanno chiesto aiuto sul territorio diocesano, in percentuale, dal 2008 al 2014, sono scesi: se sei anni fa rappresentavano il 47,5% del totale (con gli italiani al 52,5%), oggi sono al 40,1%. Sono questi alcuni dei numeri snocciolati ieri dalla Caritas in occasione della presentazione del bilancio sociale dei primi sei mesi del 2014 e del progetto, sempre relativo allo stesso periodo, chiamato «Famiglie al Centro».

Lo ha sottolineato davanti, tra gli altri, al direttore della Caritas, don Marco Pagniello, all’arcivescovo della Diocesi Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti, gli assessori regionali e comunali Marinella Sclocco e Giuliano Diodati, il sociologo della Caritas Walter Nanni. Numeri da brivido. Con la causa principale che è da ricercare «nella crisi economica che continua», ha precisato Nanni.

Sì, perché, manco a dirlo, chi si è se presentato al Centro d’ascolto, per il 74% non ha un lavoro. Alcuni, addirittura, con tanto di laurea: il 4,9%, dice il report della Caritas. Ma ciò che ieri è stato messo in rilievo sono anche i numeri che fotografano i cosiddetti «neet», quelli che né studiano, né cercano un’occupazione. Alla Caritas, i «neet» che si sono presentati per un fabbisogno, fino a giugno sono stati il 19,1%.

E un altro dato dice che il 20% di tutti i «neet» pescaresi si è rivolto, sempre nei primi sei mesi di quest’anno, alla Caritas. Precisamente 305 persone, il che vuol dire che a Pescara ci sono almeno 1.500 le persone, calcolate su un range d’età che va dai 15 ai 34 anni, che né studia, né lavora. Anche per il progetto «Famiglie al Centro» i numeri si equivalgono nel contenuto. Nei primi 6 mesi di quest’anno, sono state 146 le famiglie italiane a chiedere aiuto alla Caritas, il 62,4%, a fronte di 88 straniere, il 37,6%. La causa, per 123 di esse, è stata quella di non aver nessun reddito, mentre gli altri motivi sono stati l’indebitamento, l’indisponibilità per esigenze straordinarie e, tra l’altro, la povertà estrema. In particolare, hanno chiesto beni e servizi materiali, sussidi economici, lavoro, alloggi, orientamento e altro. Tra i problemi familiari maggiormente emersi: l'essere un genitore solo, conflittualità di coppia, divorzi e separazioni.

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