Pescara, le barriere anti-Tir? Un intralcio. Già spostate dagli incroci in centro 

Accantonati ai lati delle strade i blocchetti gialli posizionati per sventare attacchi terroristici. I commercianti: «Siamo incastrati». E c’è chi minaccia denunce al Comune in caso di danni all’auto

PESCARA. Le barriere antiterrorismo ci sono, ma i varchi, agli incroci delle strade del centro, sono stati tutti aperti al transito di mezzi privati e scarico merci.
Quei dadi di cemento colorati di giallo, alti meno di mezzo metro e posizionati (a pochi centimetri l'uno dall'altro) dal Comune a tutela dell'incolumità pubblica in caso di attacchi terroristici, secondo le disposizioni del Viminale, sono stati distanziati da mani ignote per permettere l'ingresso di automobili (con permessi regolarmente autorizzati al transito nelle zone a traffico limitato) e dei furgoni dei fornitori che servono i negozi del centro nel quadrilatero compreso tra via Mazzini e via Roma.
I commercianti della zona dicono di sentirsi «in trappola«. Qualcuno usa la bicicletta per trasportare all'interno dei negozi la propria mercanzia perché con l'automobile dovrebbe fare troppe manovre o non stati autorizzati al transito in Ztl. Altri negozianti le manovre per entrare o uscire le fanno, ma qualcuno minaccia denunce se la vernice dell'auto si graffierà. Gli innamorati usano quei blocchi pesantissimi per amoreggiare come i fidanzatini di Peynet sulle panchine dei parchi.
Ma sono tutti concordi nell'affermare che «quei blocchi sono talmente piccoli che un blindato dei terroristi ci passerebbe sopra, altro che barriera antisfondamento».
All'incrocio di via Trento, all'altezza del negozio di calzature Noa, i blocchi gialli quasi schiacciati contro i muri, vengono oltrepassati dalle automobili e dai furgoni dei fornitori che dal centro si immettono lungo corso Vittorio Emanuele, unica via possibile di uscita se non si sceglie di trasgredire tagliando verso piazza Sacro Cuore. I dipendenti del negozio, Martina Serra e Alfredo Spezzacatena, commentano che «la gente avverte l'effetto protezione delle barriere antiterrorismo», ma all'atto pratico i commercianti devono lavorare e dalle vetrine i due commessi osservano il «via vai di mezzi in transito a tutte le ore».
E non si sono fatti sfuggire neppure il quadretto di «due innamorati che si baciavano seduti come se fossero su una panchina». Simone Februo, commesso del negozio di abbigliamento Imperial sulla stessa via, sceglie di «venire al lavoro in bici». Via Roma è bloccata dalle barriere (anche lì allargate verso i bordi della strada) sia sul versante di via Nicola Fabrizi sia sul lato di corso Vittorio Emanuele.
«Siamo incastrati», commenta Angela Riccitelli, titolare di Bibadonna abbigliamento, «dove passano i fornitori se entrambi i versanti della strada sono chiusi? Io trasporto i vestiti in bicicletta perché dal Comune mi hanno negato il permesso per transitare in auto. La sicurezza? Quei blocchi sono pesanti ma facilmente rimovibili come si evince, quindi non servono a nulla». Roberta Barone lavora ad Antonella boutique bimbi sul lato di via Roma che si affaccia su via Fabrizi. Con l'auto entra da via Umbria e parcheggia su via Roma, munita di regolari permessi comunali. «Ma ogni volta devo uscire da qui zigzagando, per superare i blocchi, seppur distanziati. Se uno di questi giorni rigo la macchina, partiranno le denunce contro il Comune. Gli interventi antiterrorismo fatti sulla scia emozionale non sono efficaci se poi condizionano la vita dei cittadini e dei negozianti che rimangono intrappolati. Quei blocchi sono troppo piccoli, un blindato dei terroristi ci passerebbe sopra tranquillamente». Su via Piave le barriere sono state posizionate in entrata e in uscita dal budello di strada, ma qualcuno le ha distanziate solo all'incrocio con viale Regina Margherita, che costeggia piazza della Rinascita. Vasi di palmette antisfondamento sono ben visibili tra il salotto buono, lato via Carducci, via Fabrizi e lungo corso Umberto fino alla stazione. Ma i vasi sono talmente distanti l'uno dall'altro che qualunque furgone di trasporto gelati o corrieri espresso, possono oltrepassarli, come già accaduto, anche a velocità sostenuta. Diciotto barriere di cemento (alcune imbrattate da scritte razziste) non puntellate a terra sono state messe tra il confine di Montesilvano fino alla Madonnina. Prossimamente il Comune ne sistemerà altre a Pescara sud e in centro storico. Nel frattempo, il sindaco Marco Alessandrini, attraverso il suo profilo facebook, raccoglie il suggerimento della rete di ricoprire quel grigiore con immagini decorate dai writer, come suggeriscono anche i Giovani democratici dopo il consigliere Daniela Santroni. Oppure, come propongono Annalisa Di Credico e Lisa De Luca, di chiamare in causa le scuole e gli studenti del liceo artistico e dell'istituto d'arte.
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