Pescara, marineria in crisi: mancano i soldi del 2011

11 Luglio 2012

Diversi armatori aspettano ancora i rimborsi del fermo biologico dello scorso anno per le imbarcazioni

PESCARA. Da sabato scorso le sessanta barche della marineria di Pescara sono tristemente ormeggiate sulle sponde del fiume per colpa del mancato dragaggio che ha obbligato a un fermo tecnico del porto. Il problema è la pericolosità a effettuare le manovre di entrata e uscita dal canale, reso impraticabile dal fondale che in alcuni punti è profondo anche solo sessanta centimetri. Finito il periodo di stop tecnico, partirà il fermo biologico, dal 6 agosto al 16 settembre, che riguarda tutto il mare Adriatico da Rimini a Brindisi e utile a consentire la ripopolazione delle specie ittiche. Dopo questo periodo ripartirà un nuovo fermo tecnico, che andrà avanti fino al 5 ottobre. In pratica le barche usciranno nuovamente in mare lunedì 8 ottobre. Gli unici pescherecci che escono ancora in mare sono solo le lampare e le vongolare che hanno un pescaggio in acqua basso. Divieto di transito invece per le imbarcazioni della pesca a strascico che affondano in mare da un metro e ottanta a tre metri.

I contributi. Per il fermo biologico, ma anche per quello tecnico dovuto ai problemi di navigabilità del porto, sono previsti dei contributi in favore della marineria. Da un lato ci sono 780 mila euro divisi tra Regione Abruzzo (550 mila), Comune di Pescara (100 mila), Provincia di Pescara (30 mila) e Camera di commercio (altri 100 mila) per il fermo biologico in favore delle imbarcazioni (gli armatori) e dall’altro, per quello tecnico, è prevista la cassa integrazione per i marinai impossibilitati a uscire in mare. Il problema è che l’erogazione di questo denaro non è contestuale ai vari blocchi, ma arriva qualche mese dopo, ma in alcuni casi, a distanza di un anno, non sono ancora arrivati.

Un armatore. «I contributi per il fermo biologico del 2011», racconta F.P., proprietario di un’imbarcazione lunga sedici metri e costretto ad andare al porto di Termoli in Molise ad acquistare il pesce, ancora non si vedono. A me dovrebbero dare quasi ottomila euro. Da quello che ci era stato detto sarebbero dovuti arrivare al massimo entro dicembre 2011. Invece è passato un anno e stiamo ancora così. Nella mia stessa situazione si trovano almeno altre dieci imbarcazioni della nostra marineria. O soldi che ci hanno promesso questa volta (780 mila euro, ndr) nel migliore dei casi arriveranno a novembre». L’armatore spiega anche le difficoltà che questa situazione crea ai marinai: «Se non si esce a pescare non guadagnano e i miei sono già venuti a chiedere aiuto perché non sanno come andare avanti, ma l’Inps però non ha ancora attivato la cassa integrazione. Bisogna fare in fretta. Non bisogna dimenticare che su dodici mesi abbiamo lavorato davvero poco». In effetti considerando il fermo biologico di agosto -settembre 2011, le poche uscite in mare di gennaio - febbraio di quest’anno dovuti ai problemi del dragaggio e adesso altri tre mesi di stop. In totale i pescherecci hanno lavorato al massimo sei mesi. La conseguenza è che in molti si recano nei porti di Giulianova, Ortona, Termoli e San Benedetto per comprare il pesce.

I costi. Avere un peschereccio non è più un’attività remunerativa come qualche anno fa a causa dei costi che nel tempo sono sempre aumentati, come sottolinea l’armatore F.P.: «Le 12 uscite in mare di giugno sono costate, solo per il gasolio, circa 5.300 euro. A questo va aggiunto il costo per raggiungere altri porti dove acquistare il pesce, che presenta prezzi maggiorati rispetto a quelli di Pescara». Nell’ultima asta al mercato ittico i merluzzi costavano 6-7 euro e gli scampi di terza 10-12 euro. Ieri invece a Termoli i primi venivano venduti a 12-13 euro e i secondi 20-24 euro. A pagare pesantemente le conseguenze del mancato dragaggio sono anche ristoratori e pescivendoli.

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