Pescara, nega a una bimba rom l'iscrizione in palestra: denunciato

Ma Gino Baldassarre, titolare della palestra Yale, si difende: "Ma quale razzismo non c’era posto, da me vengono altri ragazzini come lei"

PESCARA. Una bambina di sette anni in sovrappeso, la pediatra che le consiglia di fare danza o nuoto e i genitori che vanno a iscriverla alla palestra più vicino a casa. Salvo poi sentirsi dire «non c’è posto per i rom». È questa la verità che raccontano, nella loro denuncia, i genitori della piccola, una coppia rom che lunedì pomeriggio, dopo la violenta lite con il titolare della palestra, si sono rivolti ai carabinieri dei Colli. E l’hanno denunciato per ingiurie con l’aggravante del razzismo.

A rendere nota la vicenda, su cui esiste ovviamente anche la versione del titolare della palestra Yale, è Nazzareno Guarnieri, presidente della fondazione nazionale Romanì. «Il padre della bambina mi ha chiamato subito dopo il fatto, era provatissimo, soprattutto perché la lite è avvenuta davanti alla bambina, che poi è scoppiata in lacrime. Sono stato io a dirgli di andare subito dai carabinieri. Perché qui parliamo di gente perfettamente integrata, che hanno fatto le scuole a Pescara, con lui che ha lavorato in una catena nazionale di supermercati, mentre si è sentito dire che, in quanto zingari, non sono persone civili, non sono in grado di integrarsi». A scatenare la lite il doppio diniego del titolare della palestra. Secondo quanto riferisce Guarnieri, il papà della piccola aveva contattato prima, telefonicamente, la palestra chiedendo se c’era posto. Solo di fronte alla risposta affermativa è andato con figlia e moglie a iscrivere la bambina. «Ma quando hanno visto che si trattava di rom, prima la segretaria ha detto che i corsi erano al completo e poi è arrivato il responsabile che ha detto direttamente che non poteva iscrivere la piccola in quanto rom, aggiungendo una serie di insulti che hanno fatto scoppiare in lacrime la piccola. Al punto, che la notte non ha dormito e per timore che le dicessero le stesse cose a scuola, non è voluta andare in classe il giorno dopo».

«Ma quale razzismo, non c’era posto e basta», replica Gino Baldassarre, il titolare della palestra Yale da anni punto di riferimento dello sport cittadino. «Per me la parola razzismo non esiste, tant’è che nella mia palestra ci sono tre ragazzini rom che frequentano da tempo e con le cui famiglie ho un rapporto di amicizia e rispetto. L’unica distinzione che faccio è sull’educazione, se uno è maleducato, come sono stati loro, io sono liberissimo di non prenderli, Oltretutto il corso di danza era già pieno, e così anche quello di nuoto. Non c’era posto e questo gli ho detto prima che iniziassero a insultarmi dandomi del razzista, con ingiurie pesanti anche contro la mia famiglia. Quanto alla telefonata precedente, io non ho parlato con nessuno. Li ho cacciati quando si sono messi a gridare, a urlarmi tutte quelle parolacce davanti alle persone presenti in quel momento. Loro mi hanno denunciato, ma sono io che vado a querelarli. Mi dispiace per la bambina, ma sono stati i genitori, e in particolare la madre a ricoprirmi di insulti e parolacce». Dice invece Nazzareo Guarnieri: «Questo è il risultato dell’istigazione all’odio razziale verso i rom promossa dalla politica abruzzese, dell’indifferenza delle istituzioni e della strumentalizzazione della società civile. Ormai è caccia alle streghe».

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