Pescara: negoziante cinese assolto dà in regalo 1.346 paia di scarpe 

Quattro anni fa la guardia di finanza aveva sequestrato la merce ritenendo che fosse contraffatta. Il tribunale ha dato ragione al commerciante, il quale ha preferito non ritirare   le calzature e di darle in beneficenza

PESCARA. Nel gennaio del 2017 la guardia di finanza fa un blitz nell'attività commerciale di un cittadino cinese a Pescara e gli sequestra una gran quantità di scarpe ritenute «taroccate»: insomma, delle copie, dei falsi di scarpe sportive di un importantissimo marchio mondiale. Il cinese, assistito dall'avvocato Sabatino Ciprietti, inizia così la sua lunga avventura giudiziaria nel nostro Paese e finisce prima sotto inchiesta e poi sotto processo per vendita di prodotti industriali con segni mendaci e per fabbricazione e commercio di beni realizzati usurpando titoli di proprietà industriale.
Tutto l'iter processuale, tra indagini preliminari e fase dibattimentale, dura ben quattro anni e alla fine il piccolo commerciante cinese riesce  a capovolgere la situazione e ad uscire indenne da questo processo con una assoluzione con la formula «perché il fatto non costituisce reato»: incamerando un successo dal punto di vista legale e aggiungendo un finale a sorpresa. Il giudice Rossana Villani, nei motivi della sentenza, spiega il perché dell'assoluzione: «Effettivamente», scrive, «le scarpe oggetto di sequestro presentano la parte anteriore analoga a quella tipica a conchiglia delle Adidas Superstar ed anche le tre bande laterali, su cui tuttavia è sovrapposta una fascia obliqua, seppure facilmente rimovibile previa scucitura. Manca invece la soletta tipica di Adidas e la riproposizione del simbolo e del marchio. La mancanza del logo sia nella parte posteriore che nella linguetta enuncia in modo inequivoco, a parte le caratteristiche già indicate, che non si tratta di Adidas, ragion per cui sembra dubbia la concreta violazione delle norme penali di che trattasi».
Ma al di là delle questioni squisitamente giuridico-processuali, la singolarità del caso sta in quello che, come dicevamo, è accaduto dopo il processo, quando la guardia di finanza, dà seguito alla sentenza di assoluzione e quindi dissequestra le scarpe che nel 2017 vennero portate via al commerciante in quanto corpo di reato: e parliamo di ben 1.346 paia di scarpe, non di qualche decina di paia. Ebbene, dopo aver convocato in caserma l'ex imputato cinese per la restituzione della merce a suo tempo sequestrata, gli uomini delle fiamme gialle hanno dovuto registrare un secco rifiuto del commerciante al ritiro e, con grande sorpresa, hanno anche dovuto riportare nel verbale la motivazione di quel rifiuto. E nel verbale hanno scritto che il cittadino cinese, «dopo aver accettato la notifica, dichiara quanto segue: “Voglio donare tutta la merce oggi dissequestrata ad una qualsiasi associazione di beneficenza”». Circa 1.400 paia di scarpe che, anche se poste in vendita ad un prezzo molto più basso, comunque avrebbero fruttato un bel gruzzoletto al commerciante.
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