la storia

Pescara, prima i compiti e poi il calcio. E a San Donato tutti al doposcuola

L’idea di Quinto Paluzzi, patron della Delfino Porto Flacco: aiuta i giovani a studiare dopo l’allenamento al San Marco. E la domenica tutti a messa

PESCARA. Vostro figlio trascura lo studio per giocare a pallone? Ci pensa Quintino a risolvere il problema. Sposta le scartoffie di un ufficio all'interno dello stadio San Marco, nel quartiere San Donato, piazza sedie e tavolini, chiama a raccolta tre insegnanti e apre un doposcuola.

L'autore di questa "pensata" è Quinto Paluzzi, 58 anni, originario di Castiglione Messer Raimondo (Teramo) ma residente a Pescara da 43 anni, fondatore della Delfino pescherie di via Stradonetto e patron della scuola calcio Delfino Porto Flacco. Quaranta giovani calciatori, tra i 12 e i 17 anni, studenti delle medie Tinozzi e Antonelli, dell’Itis Volta, e di Galilei, Bellisario e Da Vinci, frequentano due volte a settimana, il martedì e il giovedì, dalle 15,30 alle 19,30, il doposcuola della Delfino, nato per rispondere alle esigenze dei genitori preoccupati che i figli tenessero la testa concentrata più sul campo di calcio che sui libri. Dopo gli allenamenti, gli atleti fanno la doccia e si chiudono nella piccola sala a studiare con Virginia Moretti, moglie di Enrico, comandante della Direzione Marittima, e Marilena Felicia e Michela Scinta, docenti di materie umanistiche e psicologiche, supportati dalla collaborazione dei segretari d'ufficio Cinzia Chiacchiaretta, Luigi Di Lorito e Gianfranco De Felice. Questa iniziativa ha fatto tutti contenti, a cominciare dai ragazzi, come raccontano Christian, Alessandro, Francesco, David e Ciro: «Il doposcuola», dicono, «aiuta a metterci in pari nelle materie in cui siamo carenti».

L'impresa sta raccogliendo sempre più consensi e lo spazio sta diventando sempre più stretto, tanto che Paluzzi ha intenzione di «chiedere all'amministrazione comunale una sala più grande».

L'imprenditore non è nuovo a iniziative benefiche, sostenuto da un carattere generoso, una grande fede ma anche da tanta fortuna economica. C'è da trovare un posto di lavoro, da organizzare una cena per i poveri della Croce Rossa o manifestazioni a favore dell'Ail e dell'Unicef, da costruire un orfanotrofio e un asilo in Africa? Ci pensa Quintino, che ama definirsi «un pazzo con Dio accanto». La fede, dice, «guida tutta la mia vita, dedicata ad aiutare gli altri». La domenica tutti a messa. Appuntamento alle 10,30 al bar e poi tutti a messa: prima squadra e allievi. Circa 50 ragazzi. Domenica prossima messa alla chiesa di via Tirino. «E chi non viene a messa lunedì salta allenamenti e doposcuola, a meno che non sia giustificato», sottolinea Paluzzi.

Paluzzi nasce nella Val Fino, quinto(da qui il nome) di sei figli. A dieci anni perde la madre e sette anni dopo muore anche il padre. A questo punto, arriva a Castiglione Messer Raimondo un uomo che cambierà il corso della sua vita, il macellaio Levino, attraverso il quale la sorella Elda si sposa con il pescatore Antonio Camplone. Paluzzi si trasferisce a Pescara a sedici anni e comincia ad andare in mare. Si appassiona e un anno dopo è già al timone della sua barchetta, Giulietta. I soldi sono pochi e per arrotondare vende i gelati allo stadio e le scafette di pesce. Pochi giorni prima del matrimonio con Mara Giardinelli, all’epoca in cui era al comando del peschereccio Antonella Luci e gli affari stentavano a decollare, il parroco don Bruno gli benedice la barca leggendo le pagine del Vangelo sulla pesca miracolosa e nel giro di pochi giorni lo chiamano da Ortona, «dove era stato avvistato un branco di tonni. Da lì riporto a casa un bottino da mille quintali che mi assicura una buona rendita, quanto basta per finire di pagare le rate dell'imbarcazione e convolare a nozze», ricorda oggi. Dalla coppia nascono Roberto e Gianluca, l'ultimo arrivato in famiglia è Federico, il nipotino di 2 anni. I figli lavorano nell'azienda di via Stradonetto, che conta oltre cento dipendenti, fondata nel 2002 dopo un lungo apprendistato con la famiglia Massacese.

Oggi possiede quindici pescherie: dieci a Pescara, due a Lanciano, due a Chieti e una a L'Aquila e una flotta di tre pescherecci con venti operatori. Nel 1996 i suoi amici pescatori Pasquale Rigante, Dudù, Peppe, Roccuccio e Altero, gli propongono di rilevare la squadra di calcio il Porto. Paluzzi si fionda nella nuova avventura e «con l'aiuto di Dario Mazza, fratello di Bubù», nasce la Delfino (tutte le sue attività portano questo nome) Flacco Porto, presieduta da Luciano Zangirolami, che oggi conta oltre trecento dipendenti tra allenatori (Emilio Buccella, Gianni Chiacchiaretta e Antonio Cipriani), dirigenti e calciatori tra cui Luca Febo, Lorenzo e Francesco Di Iulio, Emanuele Di Tella e Alessandro Conte.

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