Pescara, Roberta vince la sfida: "Io, una disabile all'Ironman"

Ecco il racconto in prima persona di una ragazza di Montesilvano in carrozzina in 5 ore portata dall’atleta Graziano Wade dalla partenza all’arrivo: un’emozione

di ROBERTA PAGLIUCA

Ho sempre vissuto lo sport da spettatrice e mi sono emozionata per i traguardi raggiunti da quelli che per me sono idoli, gli atleti che fanno dello sport la loro ragione di vita, dedicandogli energie, fatica e tempo. L’IronMan è un’esperienza emotivamente unica, speciale e motivante e la devo con tanta gratitudine a Gianni Fargione: affetto da Sla, nella scorsa edizione, Fargione ha deciso di partecipare a questo evento e ha abbattuto il muro dei limiti che tale avventura contemplava. Ciò è stato possibile, grazie all’incalcolabile generosità dei nostri amici atleti Graziano Wade, Mario Di Lorenzo, Giorgio Di Silvestre.

Aver assistito alla manifestazione ha prodotto in me una crescente riflessione che ha sostenuto la già grande convinzione che lo sport è davvero per tutti e ha inoltre determinato la decisione di parteciparvi da protagonista. La possibilità mi è stata offerta dall’amico Graziano Wade che, da sempre conoscitore della mia passione per lo sport e del mio desiderio di poterlo praticare, mi ha coinvolta in questa avventura.

Graziano ha raccolto la sfida con grande coraggio e, dopo aver affrontato l’esperienza precedente di IronMan in staffetta, ha deciso di tentare l’impresa delle tre discipline individualmente. La gara è iniziata con la prova di nuoto, nella quale Graziano, dopo essersi assicurato alla schiena la canoa con me sopra, mi ha trainato per un percorso di nuoto lungo un chilometro. La competizione è proseguita con 90 chilometri di bike che Graziano ha affrontato da solo per ritrovarmi più tardi, pronta sulla mia sedia per affrontare insieme gli ultimi faticosi 21 chilometri di corsa, in cui mi ha spinto fino al traguardo.

Dal primo giorno che sono iniziati gli allenamenti e che l’idea diventava realtà, ha vissuto con un entusiasmo crescente la preparazione e mi sono convinta che ce l’avremmo fatta. È stato per me il sogno che si realizza: come andiamo dicendo a volte, anche superficialmente, è bastato crederci. Questa volta non sono stata io a tifare per gli altri ma loro a farlo per me e questo mi ha riempito di gioia e di speranza al tempo stesso.

Speriamo, infatti, io e l’amico Graziano di poter trovare un numero sempre maggiore di “avversari” con la volontà di partecipare e far partecipare altre disabilità: ciò contribuirà a dare concretezza al termine “inclusione” che rischia di restare solo un’ idea astratta. Lo sport nella sua accezione aggregativa e socializzante rappresenta la migliore se non l’unica opportunità di inclusione e siamo certi che la nostra impresa offrirà un’altra prospettiva a tanti atleti che, dal 2 giugno, speriamo, smetteranno di leggere il cronometro offrendo un valore aggiunto allo sport con la capacità di adottare uno sguardo capace di “vedere” (non solo guardare) per “sentire”.

Con noi, ci sono stati altri amici della Nuova Atletica Montesilvano: Nicola Ferretti e Mirko Miseri come triatleti e come staffettisti Francesca Michetti, Pietro Capone, Donatella Pasqualone, Massimiliano Giansante, Gianluigi Tucci, Francesco Del Balzo, Stefano Amicone, Fabrizio Calista, Jessica D’Aviera.

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