Pescara, scacco alla banda dei falsari: sequestrati 65mila capi taroccati, 15 arresti

Operazione "Bazar" della Guardia di Finanza disposta dalla Direzione distrettuale antimafia dell'Aquila. Organizzazione imprenditoriale composta da italiani, senegalesi e un marocchino si occupava della produzione e distribuzione dei marchi contraffatti in Abruzzo, Marche e Campania. Ancora ricercati tre senegalesi, tra i denunciati due autisti della linea Pescara-Napoli e Pescara-Roma

PESCARA. Quindici ordinanze di misura cautelare sono state emesse dalla Direzione distrettuale antimafia dell'Aquila ed eseguite dal comando della Guardia di Finanza di Pescara contro un sodalizio criminale (composto da 19 cittadini senegalesi, 21 italiani e un marocchino) dedito alla produzione e commercializzazione di capi e accessori moda taroccati con i marchi più importanti: "Dolce&Gabbana", "Gucci", "Fendi", Liu-jo", "Louis Vitton", "Burberry", "Armani", "Hogan", "Prada". L'operazione denominata "Bazar" prevede 15 misure cautelari: dieci le persone arrestate (uno in carcere e gli altri nove ai domiciliari), due sottoposte a obbligo di dimora e tre senegalesi ancora ricercati. In tutto sono 41 le persone indagate. I provvedimenti sono stati emessi dal gip Guendalina Buccella su richiesta dei pm Fabio Picuti della Dda di L'Aquila e Andrea Papalia della procura di Pescara. La Guardia di Finanza, fin dalle prime ore di stamane, ha messo in campo oltre 80 militari per interventi effettuati a Pescara, Montesilvano, Napoli, Acerra, San Giuseppe Vesuviano (Napoli), Porto Sant'Elpidio (Fermo), Bugnara (L'Aquila) e Orsogna (Chieti). Il mercatino etnico alla stazione di Pescara (ora smantellato) era il punto terminale dove finiva la merce taroccata, che di solito veniva venduta però con cautela nelle gallerie vicine, lontano da occhi indiscreti.

Pescara, sgominata la banda dei marchi taroccati
La produzione avveniva a Napoli, Acerra e San Giuseppe Vesuviano, il trasporto da Napoli e da Roma con autobus di linea o auto private, la vendita al mercato etnico di Pescara. Un'organizzazione criminale composta da 21 italiani, 19 senegalesi e un marocchino è stata sgominata dalla Direzione distrettuale antimafia dell'Aquila e dalla Guardia di Finanza di Pescara dopo due anni di indagine. Quindici le misure cautelari firmate dal gip, 41 gli indagati. Tra i denunciati anche due autisti delle autolinee Pescara-Napoli e Pescara-Roma.

Le investigazioni delle Fiamme Gialle pescaresi, durate circa due anni, sono iniziate nell’ambito del dispositivo di contrasto alla contraffazione ed all’abusivismo commerciale messo in atto dal Comando Provinciale di Pescara, volto a reprimere il mercato del falso ed il fenomeno della contraffazione sul territorio pescarese. Il servizio, in particolare, ha preso le mosse dal monitoraggio di alcuni venditori ambulanti che offrivano i loro prodotti in un’area mercatale, ora sgomberata, nei pressi della stazione ferroviaria centrale di Pescara, meglio nota come “Area di risulta”. Tale sito, in alcuni punti e per particolari caratteristiche, si prestava a più funzioni: “vetrina” della merce contraffatta, “punto vendita” della stessa – che veniva scelta ed anche provata dai clienti in improvvisati camerini tra le bancarelle o nel tunnel della stazione – e “magazzino” della merce falsa, in parte stoccata all’interno di autovetture parcheggiate nei dintorni.

 

Oltre ai pedinamenti ed alle attività di osservazione e controllo economico del territorio, le successive indagini tecniche condotte dai finanzieri della Compagnia di Pescara, eseguite attraverso intercettazioni telefoniche e localizzazioni satellitari, hanno permesso di ricostruire l’intera catena logistica, organizzativa e strutturale della filiera illecita. Nello specifico sono stati individuati due diversi “canali di approvvigionamento”, veri e propri “distretti industriali del falso”: il primo composto esclusivamente da soggetti campani, operanti su tutto il territorio nazionale attraverso la produzione e la distribuzione di merce contraffatta – capi di abbigliamento e scarpe riproducenti marchi di famose griffe (Hogan, Nike, Adidas). Il secondo, costituito prevalentemente da senegalesi, supportati ed in associazione con i predetti campani, dediti alla fabbricazione di etichette da applicare su capi di abbigliamento ed accessori moda, per il confezionamento di capi “griffati” destinati ad alimentare il mercato del falso sull’intero litorale adriatico.

Il sodalizio criminale era strutturato secondo il modello organizzativo “piramidale”, con al vertice cittadini senegalesi e campani che si servivano di laboratori clandestini per la produzione non solo di capi e accessori moda “taroccati”, riportanti i marchi più rinomati, ma anche di etichette, indispensabili per confezionare e riprodurre capi contraffatti. Punto di forza dell’organizzazione era anche la disponibilità di manodopera in grado di confezionare prodotti di buona fattura, sempre in linea con le ultime tendenze della moda, seppure privi, ovviamente, delle garanzie di qualità e sicurezza. L’organizzazione, ispirata a criteri imprenditoriali, era in grado di approvvigionare grosse quantità sia di prodotti già confezionati, pronti per la vendita, sia di etichette ed accessori vari che poi dovevano essere assemblati in piccoli laboratori abusivi, anche casalinghi, dislocati sul territorio. Per facilitare i contatti e le transazioni all’ingrosso ed al dettaglio, erano approntati appositi “books fotografici” riproducenti la vasta gamma delle merci.

Come provato dalle evidenze investigative, sul mercato erano introdotti beni di diversa finitura che alimentavano non solo la rete dell’abusivismo, ma anche regolari esercizi commerciali. Efficiente e capillare la rete distributiva che, grazie alle svariate tipologie di trasporto studiate ad hoc per eludere i controlli delle forze dell’ordine, permetteva di alimentare e rifornire di merce contraffatta tutte le basi logistiche. È stato accertato anche l’utilizzo da parte di uno degli associati del sistema “car pooling” per il trasporto di campionari di prodotti falsi. Le investigazioni hanno consentito di appurare, altresì, che i prodotti erano spediti da Napoli mediante corrieri espressi, mezzi a noleggio, mezzi pubblici (treni e autobus di linea), in alcuni casi trasportati anche grazie alla disponibilità di autisti compiacenti di autobus che operano sulle tratte Napoli-Pescara e Roma-Pescara. Due autisti risultano infatti tra gli indagati.

Complessivamente, nel corso dei vari interventi eseguiti, sono stati sequestrati, presso diversi laboratori clandestini, oltre 65.000 capi, accessori ed etichette contraffatti che, secondo le ricostruzioni e a prezzo di mercato, avrebbero fruttato all’organizzazione circa 2 milioni di euro. L’operazione odierna, epilogo delle indagini sviluppate dalle Fiamme Gialle di Pescara, sotto la direzione dell’Autorità Giudiziaria, ha interessato 15 responsabili. Dal 1° gennaio del 2014 è stato reso operativo l’applicativo S.I.A.C. - sistema informativo anti contraffazione - raggiungibile da chiunque attraverso il sito internet https://siac.gdf.it, in grado di fornire un quadro aggiornato circa l’azione svolta dai vari attori istituzionali che presidiano il “mercato del falso”, mettendo a disposizione dell’utenza anche indicazioni e consigli pratici per evitare di acquistare prodotti contraffatti o pericolosi.