GIUSTIZIA LUMACA

Pescara, senza più casa e lavoro per il processo lungo 8 anni

Donna denuncia i suoi parenti per truffa ma il procedimento non è ancora finito: la mia abitazione è stata pignorata e la prossima udienza si terrà nel 2016

PESCARA. «E’ come se io non esistessi perché non posso acquistare nulla, non posso lavorare se non saltuariamente e la mia casa è stata pignorata. La giustizia, per me, si sta rivelando una spada di Damocle».

Sta vivendo in un limbo una donna di 44 anni costretta, a causa di un processo che dura da otto anni, a non avere – anche potendo – un conto corrente perché il suo nome, suo malgrado, è segnalato nella centrale dei rischi e fin quando la vicenda giudiziaria in cui è parte offesa non sarà terminata Rita Roselli non potrà ad esempio neanche accendere un mutuo in banca.

Anni fa Roselli, mamma di due figli e residente a Cepagatti, aveva aperto un centro estetico a Montesilvano insieme ai suoi suoceri. Tempo dopo la donna, però, si separa dal marito e decide di voler lasciare quel centro di cui era la titolare. Roselli va dal notaio, cede le sue quote e alla sottoscrizione dell’atto notarile, come viene riportato nelle denuncia sporta dalla donna del 2007, «veniva rassicurata sull’inesistenza di debiti relativi alla società e soprattutto sulla mancata emissione di titoli di credito».

Poco dopo, la donna si reca alla Camera di commercio per una visura e scopre, come racconta, «che c’erano varie cambiali con la mia firma, macchine intestate all’azienda e comprate con la mia firma, assegni con la mia firma. Solo che io quelle firme non le avevo mai messe, sono false». E’ da quel momento che inizia il calvario per Roselli che si rivolge all’avvocato Marco Di Giulio e decide di denunciare quelli che, nel frattempo, erano diventati gli ex parenti e poi si affida alla giustizia, scoprendo con sorpresa come i tempi però possono dilatarsi enormemente. I suoi ex parenti finiscono sotto inchiesta per truffa mentre contemporaneamente la donna non può più pagare nulla perché il suo nome – in seguito a quella contestazione agli ex parenti – viene segnalato: «E’ bruciato», aggiunge lei.

Iniziano le udienze del processo e Roselli attende fiduciosa l’esito per voltare pagina ma le udienze vengono centellinate, i giudici cambiano e si rinizia da capo, i rinvii si moltiplicano e dal 2007 si è arrivati al 2015. «L’ultima udienza si è tenuta lo scorso febbraio», spiega ancora la donna, «pensavo che sarebbe stata l’ultima e invece l’hanno rinviata fissandone un’altra per il 2016 e dicendomi anche che quel reato di truffa di cui sono accusati i miei ex parenti è ormai prescritto».

Una doppia beffa per Roselli che prima ha sperato nella giustizia e poi ne ha scoperto i suoi punti deboli, la lentezza che annulla i processi diventando stretta parente della prescrizione. Intanto, Roselli da otto anni vive in affitto in una casa a Cepagatti con il sostegno dei genitori mentre parte del suo appartamento a Montesilvano è stato pignorato per 35 mila euro. «Anche volendo, non posso neanche lavorare», dice la donna arresa a quel processo così lungo, «ma faccio solo qualche lavoretto quando capita. Non ho una macchina e anche se avessi i soldi, non potrei comunque comprare nulla». Il processo per truffa ai suoi ex parenti, intanto, non è ancora finito e riprenderà con la prossima udienza fissata nel 2016. Ma il reato è già prescritto.

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