Pescara, vendita sospetta del ristorante “Le Terrazze”: in 7 rischiano il processo

Rischio infiltrazioni della criminalità organizzata in città. Nel mirino della Procura il noto ristorante ceduto da Adamo Di Natale al napoletano Garofalo per 800mila euro
PESCARA. A novembre del 2024 gli arresti con accuse pesanti di trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio, autoriciclaggio e impiego di denaro, beni e utilità di provenienza illecita. Oggi quell’inchiesta sulla sospetta infiltrazione della criminalità organizzata guidata dal procuratore aggiunto Anna Rita Mantini e dal sostituto Luca Sciarretta, legata all’acquisto del ristorante “Le Terrazze Roof Garden”, quello che una volta era uno dei più prestigiosi ristoranti della città, arriva alla fase della conclusione delle indagini.
SETTE INDAGATI. A rischiare il processo sono in sette: il napoletano Pasquale Garofalo, uomo vicino ai clan della ’ndrangheta e della camorra, e l’intera famiglia di Adamo Di Natale, l’imprenditore delle cerimonie che aveva creato un impero ma che poi, sommerso dai debiti, si sarebbe prestato a favorire l’ingresso a Pescara del napoletano. Coinvolti nella vicenda sono anche la moglie di Di Natale, Paola Cavaliere, il figlio Federico, l’allora direttrice del ristorante Laika D’Agostino, il contabile del napoletano, Enzo Mazzocchetti, e Alessandro Iezzi, ex dipendente della “Stellari Group”, società coinvolta nell’inchiesta.
L’INDAGINE. Un caso che destò attenzione e preoccupazione nell’opinione pubblica che da tempo assiste ai tentativi della malavita organizzata di infiltrarsi nel tessuto commerciale della città. E la procura pescarese, vigile e attenta a questi fenomeni, intervenne subito: arresti, sequestro di denaro e indagini a tappeto per stroncare sul nascere ogni possibilità di espansione.
LA STRATEGIA DI GAROFALO. La strategia di Garofalo era semplice. Con 800mila euro, peraltro frutto delle sue presunte attività illecite messe in atto per lo più nel territorio lombardo, e a Milano in particolare, acquista da Di Natale “Le Terrazze Roof Garden” e l’imprenditore pescarese gli fornisce la copertura di facciata con l’intestazione fittizia della società “Floor Six” (che gestisce appunto il ristorante) alla moglie Cavaliere che diventa la testa di legno di Garofalo. Per il napoletano poteva essere l’inizio per poi consolidare la propria presenza su questo territorio e ampliare i suoi interessi su Pescara. E questo è il contenuto del primo capo di imputazione che viene contestato a Garofalo, Cavaliere, D’Agostino e Mazzocchetti. Per «eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione e per agevolare la commissione di uno dei delitti di ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni e utilità di provenienza illecita», il napoletano avrebbe fittiziamente attribuito a Cavaliere la titolarità della “Floor Six”, il «tutto con i determinanti contributi: per un verso di D’Agostino che condivideva con Garofalo le direttive sulla gestione del ristorante, anche tenendo i rapporti con i dipendenti, i fornitori e gli istituti di credito; per altro verso di Mazzocchetti, il quale, oltre a provvedere alla tenuta delle scritture contabili si adoperava per far ottenere alla società l’apertura di linee di credito da parte delle banche, al fine di superare l’ostacolo costituito dalla cattiva reputazione della Cavaliere presso il circuito bancario. A Garofalo viene contestato anche l’autoriciclaggio per l’investimento degli 800mila euro provento di una serie di reati (oggetto di un procedimento milanese per fatti compiuti dal 2015 al 2022 che avrebbero permesso al napoletano di accumulare profitti per oltre 60 milioni di euro).
LA FAMIGLIA DI NATALE. Infine, Adamo Di Natale, il figlio Federico e la moglie Cavaliere sono accusati di bancarotta fraudolenta in relazione alla società “Stellari Group” (una distrazione di 5 mila euro incassati per l’esibizione dell’artista Jerry Calà versati sulla carta della Cavaliere). E poi ancora bancarotta fraudolenta, sempre per la stessa società e per gli stessi tre indagati, con l’aggiunta di Garofalo (secondo l’accusa co-amministratore di fatto della società e amministratore di fatto della “Ambrosiana Distribuzioni”) e Iezzi (ex dipendente “Stellari” e amministratore di “Ambrosiana Distribuzioni”) per una distrazione di beni per 180mila euro che sarebbero stati poi trasferiti a Garofalo.
SEQUESTRO DI 800MILA EURO. A suo tempo il gip Francesco Marino giustificò il sequestro degli 800mila euro versati dal napoletano per l’acquisto della “Floor Six” e quindi per “Le Terrazze”, affermando che la decisione di disporre il sequestro «risiede nella necessità di impedire che il Garofalo possa continuare a proseguire nella condotta criminosa di autoriciclaggio, continuando a finanziare, per interposta persona, le attività economiche funzionali a tale scopo. L’estrema volatilità delle somme di denaro detenute da Garofalo sui conti correnti propri e delle società a lui riferibili è dimostrata altresì dai numerosi pagamenti in nero effettuati da Garofalo e Laika D'Agostino in favore dei dipendenti della società “Floor Six” e di Enzo Mazzocchetti». Adesso la parola passa ai difensori che entro 20 giorni possono avanzare varie richieste prima che la procura definisca la richiesta di processo.
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