Piccoli Comuni in piazza contro il governo

Il 22 luglio presidio davanti a Montecitorio per contestare il processo di riforma degli enti locali

PESCARA. Un presidio a Roma, a partire dal 22 luglio, a Montecitorio, con la partecipazione dei sindaci dei piccoli Comuni sarà il momento culminante della battaglia che gli enti locali italiani associati all'Anpci (Associazione nazionale piccoli Comuni d'Italia) porteranno avanti ora e nei prossimi mesi, per impedire il processo di riforma avviato dal governo in collaborazione con la stessa Anci (Associazione Comuni italiani).

L'Anpci, presieduta da Franca Biglio, sindaco di Marsaglia, in provincia di Cuneo, sta tessendo le fila di un’organizzazione trasversale, in tutta Italia, per portare all'attenzione del presidente del Consiglio Renzi e dei ministri Madia, Alfano e Delrio e di tutto il Parlamento, i correttivi necessari per scongiurare la fine di quei Comuni che rappresentano un importante presidio del territorio italiano.

Ieri mattina, alla Provincia, Franca Biglio ha partecipato ad un incontro organizzato con i sindaci dei Comuni abruzzesi, invitati dal presidente Antonio Di Marco, con l'obiettivo di affrontare alcuni temi cruciali per la vita delle comunità locali. L'incontro, al quale hanno partecipato in massa i sindaci pescaresi e alcuni rappresentanti delle altre province, è servito per mettere a punto la strategia che a livello nazionale verrà perseguita nei confronti del governo, con il supporto dei presidenti delle Province e dei parlamentari.

«Questa modalità di lavoro», ha assicurato la Biglio, «verrà proposta come modello a tutte le regioni italiane, con il supporto, come a Pescara, delle Province accomunate, dopo l'entrata in vigore della Legge 56, dallo stesso destino dei piccoli Comuni».

Il processo di riordino istituzionale previsto dalla riforma che impone ai Comuni al di sotto dei 20mila abitanti di associarsi, in vista della riduzione del numero delle municipalità italiane è, secondo i sindaci, un atto imposto dall'alto. «L'associazionismo obbligatorio», ha spiegato all’apertura dell'incontro il presidente Di Marco, «non assicurerà la riduzione della spesa, e sicuramente non riuscirà a risolvere i problemi delle comunità minori, che non avranno più l'amministrazione locale a cui relazionarsi per risolvere i problemi della comunità e del territorio». «I continui e ingiustificati tagli ai trasferimenti», ha detto la Biglio, «obbligano le amministrazioni comunali ad aumentare le tasse ai propri cittadini».

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