Pignoli: «Intervenga Pastore»

Teodoro pronto a lasciare dopo la rottura con il sindaco

PESCARA. «Nel ’39 si diceva “Morire per Danzica?”, oggi si potrebbe dire: “Morire per Biase?”». Marco Alessandrini, capogruppo del Pd al Comune, osserva con un pizzico di ironia il casus belli degli ultimi giorni: l’uscita monca di Gianni Teodoro dall’amministrazione; l’assessore che, il 23 dicembre scorso, ha rimesso le sue deleghe, quelle ai Lavori pubblici e alla Polizia municipale, nelle mani del sindaco Luigi Albore Mascia, restando però saldo all’assessorato.

Rilassato, in una domenica post clima natalizio, l’ex candidato a sindaco, parafrasa il deputato socialista Marcel Déat all’alba della seconda guerra mondiale, e si domanda se valga la pena aprire una crisi per il dirigente Antonio Biase. «Tanto nessuno crede che Teodoro uscirà dalla maggioranza», prosegue Alessandrini, «e il signor Biase sta diventando un aspetto simbolico di questa vicenda che però, di serio, ha soltanto che l’amministrazione nel frattempo è ferma, è immobile». L’aspetto che invece Alessandrini indica come «spettacolo commendevole» è la la crisi per un dirigente, «l’attaccamento alla poltrona».

BIASE E TEODORO Biase è il dirigente ai Lavori pubblici, il braccio destro, l’uomo per cui Teodoro rivedrebbe il suo assessorato in nome di un «patto non rispettato». Quello del il 15 luglio, che prevedeva tre punti: Biase dirigente dei Lavori pubblici, Biase ancora dirigente per altri sei mesi, dopo la scadenza del suo contratto il 31 dicembre, per avere diritto al pensionamento. Il sindaco ha tradito il patto perché ha deciso di sostituire il dirigente e, l’ultimo dell’anno, come ha chiarito, nominerà un dirigente ad interim, scelto all’interno del Comune, che potrebbe essere o Alessandro Salvati o Luca Maria Lucente. «Se Teodoro non si farà sentire entro il 31, nominerò io il responsabile dei Lavori pubblici; se invece si farà sentire, concorderemo insieme un nome», ha detto il sindaco.

SEGNALE POLITICO Nella lettera inviata al sindaco il 23 dicembre, c’erano anche le dimissioni di Massimiliano Pignoli da vicepresidente del consiglio comunale vicario e di Vincenzo Di Noi da presidente dalla commissione commercio. «Restiamo sulle nostre posizioni», dice Pignoli, «e aspettiamo adesso un segnale dalla politica, da Sospiri e da Pastore. E’ la politica che deve dirci se crede ancora nel nostro movimento che ha portato il 5% dei voti. Noi della Lista Teodoro siamo stati determinati per l’elezione di Mascia che abbiamo sostenuto dall’inizio. Siamo stati i primi a dare l’ok alla sua candidatura, altrimenti si sarebbe candidato Teodoro. O interviene la politica o la lista andrà via dal Comune».

Sospiri, consigliere comunale e coordinatore provinciale del Pdl, dice di non aver nulla da aggiungere: «La penso come il sindaco, sono d’accordo con lui e con la sostituzione del dirigente il 31».
VECCHIE FRIZIONI Lo strappo di oggi tra Teodoro e Mascia, lo scontro tra Carlo Masci, consigliere di Pescara futura, e Teodoro per il controllo del lavori pubblici stanno accompagnando, da mesi, il percorso dell’amministrazione. «Le dinastie di Teodoro e Masci devono terminare», dice Camillo D’Angelo, ex vicesindaco e oggi consigliere del Pd. «Parecchi mesi fa, avevo invitato il centrodestra a non allearsi con Teodoro in modo da far terminare le dinastie di Teodoro e di Masci ed ecco quello che accade oggi». Poi, D’Angelo, fa un esame degli attuali dirigenti dei settori. «Sono persone esterne al Comune, che non conoscono i meccanismi della macchina amministrativa, che non hanno esperienza.

Scegliendo queste persone esterne, come Biase, il Comune ha mortificato le professionalità interne». «Il limite di quest’amministrazione», conclude D’Angelo, «è l’aver pensato di occupare il potere cambiando cambiali, promettendo posti e poltrone, così oggi Mascia, per tenere fede alle alleanze, si ritrova ostaggio di Masci e di Teodoro». «E’ una resa dei conti tra Masci e Teodoro», conclude Alessandrini, «è una rissa interna per accaparrarsi il potere. Sono vecchie frizioni che si trascinano. Ma mentre oggi la maggioranza litiga, non si fa nulla per i cittadini che vedono soltanto un’amministrazione immobile e soprattutto in un settore così importante come quello dei lavori pubblici».